È stata appena presentata al pubblico internazionale la nuova silloge di poesie firmate da Alessio Arena, e tradotta in lingua araba, dal titolo “Una pesca sbucciata lentamente”.

Una grande raccolta che seleziona alcune fra le poesie più celebri e significative di Arena, che ha affidato la truduzione a una grande personalità del mondo della cultura, Amarji, fra i più grandi poeti arabi viventi. Il volume è stato prodottoo dalla Casa editrice Khotot, Giordania.

In copertina il ritratto del poeta e saggista autore dei componimenti, realizzato da Arrigo Musti, artista di statura internazionale.

Questa pubblicazione è quindi una nuova perla nel prezioso insieme di pubblicazioni di Alessio Arena che ha dichiarato: “Sono onorato che Amarji, il più grande poeta arabo vivente, abbia deciso di dedicarsi alla traduzione di queste mie poesie, cui ha saputo conferire la grazia della sua parola e della sua lingua meravigliosa. Gli sono immensamente grato e mi commuove sapere che lettori di quasi tutti i Paesi arabi potranno conoscere il mio lavoro”.

Ed è proprio la traduzione di Amarji che dà un ulteriore valore aggiunto al libro, in quanto è immediatamente percepibile come le poesie inserite nel volume non siano una mera traduzione da una lingua ad un’altra, bensì diviene poesia essa stessa, in quanto frutto dell’elaborazione del pensiero del traduttore che è fine poeta egli stesso, e non a caso scelto da Arena per la traduzione.

Poesie che si dipingono di un immaginario addolcito da musicalità nuove e inedite, che fanno ancora più preziosi i versi, già grandi e intramontabili, di Alessio Arena.

Una pesca sbucciata lentamente” è composta da circa quaranta poesie tratte da quattro fra i più significativi volumi di Arena: “Cassetti in disordine”, “Lettere dal terzo millennio”, entrambi per Mohicani edizioni, e “Campi aperti”, “Il cielo in due”, entrambi per Edizioni Ex Libris.

Tra i tanti titoli grandi capolavori quali “Una sera di settembre”, “Il guardiano del faro”, “Belle Époque”, “Marciapiedi infestati”, “Valzer leggero”, “Il giardino degli aranci”, “Il banco del liutaio”, “L’amaro del grigio”, “La norma del numero” e “La statua dell’attore”, da cui riportiamo la strofa conclusiva: “L’attore sospeso / tra testo e mimo / merita il mito / di un mare a cielo aperto, / per rimuovere la terra / dallo sguardo di Dio.

Carlo Guidotti per Referencepost.it