Il libro di Giuseppe Leonelli sarà protagonista del prossimo ospite di “60 e non li dimostra”, ciclo di appuntamenti online proposti dalla libreria Zacco di via Vittorio Emanuele 423 a Palermo per festeggiare i primi 60 anni di vita della storica libreria del Cassaro di Palermo

Sarà capitato a tutti, nella propria vita, di aver sentito parlare dei beni confiscati alle mafie. Di fatto i beni confiscati costituiscono l’enorme patrimonio di ricchezze accumulato dai clan mafiosi attraverso le loro attività e che, grazie alla legge 109 del 1996 approvata a seguito di una proposta d’iniziativa popolare voluta da Libera e al loro riutilizzo sociale, sono restituiti alla comunità.

Sarà altrettanto capitato di sentir parlare della loro cattiva gestione, della chiusura di aziende confiscate alla mafia, di essere oggetto di speculazione economica da parte degli amministratori nominati. La punta dell’iceberg, forse, è il cosiddetto “caso Saguto” e il suo “cerchio magico”, dal nome dell’ex presidente della sezione Misure di prevenzione del tribunale di Palermo Silvana Saguto che lo scorso mese di ottobre è stata condannata a otto anni e sei mesi di carcere. Comminati, inoltre, sette anni e sei mesi all’avvocato Gaetano Cappellano Seminara, il “re” degli amministratori giudiziari, sei anni e dieci mesi per l’ex professore della Kore Carmelo Provenzano e tre anni per l’ex prefetto di Palermo Francesca Cannizzo. Si tratta di condanne pesanti per il “cerchio magico” che ruotava attorno a Silvana Saguto, definita come la giudice più potente dell’antimafia fino a cinque anni fa.

Questa vicenda ha portato allo scoperchiamento di un pentolone al quale si abbuffavano senza ritegno giudici, avvocati, cancellieri, amministratori giudiziari, periti, collaboratori, parenti, amici vari, docenti universitari, commercialisti, prefetti, generali e militari vari, e un indistinto altro numero di persone sempre attente a dividersi briciole e piatti succulenti d’imprenditori ai quali si faceva presto ad affibbiare l’etichetta di mafiosi per procedere al sequestro dei loro beni. In realtà, in Italia nove aziende confiscate alle mafie su dieci falliscono. Difficilmente si sente parlare di gestione virtuosa durante la gestione dei commissari incaricati della gestione dei beni confiscati e, soprattutto, si dimentica spesso di analizzare proprio questi casi per poter capire come sia possibile rispristinare la legalità pur rimanendo all’interno delle logiche di mercato in cui si muovo le aziende.

La storia dell’azienda di trasporti catanese Geotrans è eccezionale per questo, perché dimostra che è possibile spezzare lo schema in base al quale la fine più probabile di un’azienda tolta alla criminalità organizzata è la chiusura. “La legalità viaggia con le aziende confiscate”. È questa la scritta che campeggia sui mezzi Geotrans, sottratta alla mafia nel 2014 e oggi virtuoso esempio d’impresa sana e vitale. Un traguardo raggiunto grazie al coraggio di chi, come Luciano Modica, indossando i panni di amministratore giudiziario, poi amministratore unico e oggi presidente del consiglio di amministrazione dell’attuale forma societaria cooperativa, ha lottato contro la chiusura che inizialmente pareva inevitabile. Ma anche grazie alla lungimiranza dell’allora presidente CNA Fita, Cinzia Franchini, che ha visto prima di altri le metastasi mafiose anche all’interno delle associazioni di rappresentanza; e grazie alla scommessa di una grossa realtà imprenditoriale cooperativa – Coop Alleanza 3.0 – che ha teso la mano a un’impresa appena liberata dai tentacoli della criminalità organizzata affidandole una grossa fetta di lavoro, diventandone la principale cliente.

La storia della Geotrans la racconta il giornalista Giuseppe Leonelli che, attraverso un’accurata ricostruzione dei fatti dalla primavera del 2014 ad oggi, una serie di interviste ai protagonisti di questa vicenda e un’analisi a più largo respiro dedicata all’economia siciliana e all’economia di mafia, offre un coinvolgente racconto di coraggio e di riscatto sociale nel suo libro “Si può fare – Geotrans, storia di un’azienda confiscata alla mafia”. Il libro è anche uno spaccato di quella piaga che ha fatto dell’Italia un Paese meno libero e meno sovrano.

L’incontro si svolgerà venerdì 2 aprile alle ore 18:00, in diretta dalla pagina Facebook della Libreria Zacco (https://www.facebook.com/libreriazacco). 

Introduce Maurizio Zacco. Presenti, da remoto, l’autore Giuseppe Leonelli, il dottor Luciano Modica, presidente del consiglio di amministrazione dell’attuale forma societaria cooperativa della Geotrans e Cinzia Franchini, già presidente CNA Fita. Modera Roberto Greco.

L’autore: Giuseppe Leonelli è nato a Pavullo nel 1980 e vive alle porte di Modena. Giornalista professionista, ha lavorato alla «Gazzetta di Modena» e al «Resto del Carlino» nelle redazioni di Modena e Rimini. È stato vicedirettore all’«Informazione» di Modena e direttore per quattro anni del quotidiano «Prima Pagina» di Modena e Reggio Emilia. Da anni si occupa della realtà politica ed economica emiliano-romagnola, approfondendo tematiche legate da un lato al radicamento della criminalità organizzata nel territorio emiliano, dall’altro alle contraddizioni del mondo dell’antimafia. È direttore dei quotidiani online «La Pressa» e «L’Occidentale».