Quel 24 luglio, diversi palermitani riempirono il proprio portafoglio affittando finestre e balconi a fotografi e fotoreporter delle varie testate giornalistiche che erano accorse per il funerale del dottor Paolo Borsellino

È il 24 luglio 1992. Oggi, nella chiesa di Santa Maria Luisa di Marillac, si celebrano i funerali del dottor Paolo Borsellino, vittima della strage di via D’Amelio. I depistaggi relativi alle indagini sulla sua morte sono già iniziati. La sua agenda rossa è già nelle mani del potere politico-mafioso che ha deciso la sua morte. Oggi la città piange a quelli che, nell’intenzione della famiglia, dovevano e volevano essere funerali privati. Lacrime, commozione, lenzuola bianche alle finestre. Fu don Cosimo Scordato, reggente della chiesa di San Saverio all’Albergheria che chiese ai suoi parrocchiani di appendere un lenzuolo bianco alla finestra. In segno di lutto ma, nello stesso tempo di speranza.

I familiari hanno rifiutato il rito di Stato, alla cerimonia funebre non è gradita la presenza dei politici che la vedova del magistrato accusa di non aver saputo proteggere il marito. L’omaggio arriva dalla gente comune, sono circa diecimila le persone che si stringono attorno al feretro del magistrato palermitano. L’orazione funebre la pronuncia Antonino Caponnetto, il vecchio giudice a capo dell’ufficio di Falcone e Borsellino: “Caro Paolo, la lotta che hai sostenuto dovrà diventare e diventerà la lotta di ciascuno di noi”. C’è una piccola rappresentanza delle istituzioni composta dal presidente Scalfaro, Francesco Cossiga, Gianfranco Fini e Claudio Martelli. Già nella giornata precedente, durante le esequie dei cinque agenti di scorta nella Cattedrale di Palermo, la polizia è costretta a intervenire all’arrivo dei rappresentanti dello stato, compreso il neo Presidente della Repubblica Italiana Oscar Luigi Scalfaro. La folla, inferocita, ha iniziato a gridare “Fuori la mafia dallo stato”.

Ma non tutti il 24 luglio 1992 appesero lenzuola bianche alle finestre. Quel giorno, secondo quanto riportato dai quotidiani dell’epoca che ben raccontarono quel 24 luglio, diversi palermitani riempirono il proprio portafoglio affittando finestre e balconi a fotografi e fotoreporter delle varie testate giornalistiche che erano accorse. A tal proposito riproponiamo l’articolo a firma a.z. uscito sul quotidiano “la Repubblica” il 25 luglio 1992.

La Fininvest ha pagato 2 milioni, la Rai nulla, almeno la troupe del Tg3. Assicurarsi una postazione strategica per seguire i funerali di Paolo Borsellino è costato caro a tv e fotografi. Interdetto l’ ingresso in chiesa, per espresso volere della famiglia, cameramen e fotoreporter avevano pensato di chiedere “ospitalità” agli inquilini dello stabile di via Liszt, proprio di fronte alla chiesa di Santa Luisa de Marillac. Altro che ospitalità. Con molto cinismo, alcune famiglie hanno preteso e ottenuto somme varianti tra le 200 mila lire e i 2 milioni per l’ affitto dei loro balconi. Il fotografo dell’ Ansa ha pagato il prezzo più basso, 200 mila lire. Più cara, la tariffa applicata al collega di un quotidiano locale, costretto a versare altre 100 mila lire. Col cappio al collo, le reti televisive non hanno trovato postazioni alternative e hanno quindi dovuto cedere al ricatto. Fininvest e la brasiliana Teleglobo hanno ammesso di aver pagato 2 milioni, mentre alcune troupe della Rai, come quella del Tg3, affermano di essere riuscite a guadagnare la posizione “gratis”. Sembra che anche il portiere di uno stabile abbia preteso 100 mila lire solo per consentire di citofonare agli inquilini. Sconsolato, il sindaco Aldo Rizzo ha commentato: “Abbiamo tanti guai, non possiamo occuparci di queste cose. Posso solo dire che mi meraviglia”. Continuano anche le polemiche in casa Rai. Il direttore del tg3, Sandro Curzi, ha chiesto un incontro al direttore generale, Gianni Pasquarelli, per un esame del ruolo dell’informazione pubblica.

a.z. – “la Repubblica” – 25 luglio 1992

Roberto Greco per referencepost.it