Sul posto viene trovato un volantino firmato dal bandito Giuliano, che invita i siciliani a lottare ”contro la canea dei rossi” e annuncia la costituzione di un quartiere generale di lotta contro il bolscevismo

È il 22 giugno 1947. Sono passati poco più di cinquanta giorni dalla strage di Portella della Ginestra. La banda di Salvatore Giuliano continua la sua lotta al servizio della mafia e dei potentati dello Stato disseminando il terrore nel suo territorio e continuando a attaccare, oltre alla Forze dell’Ordine, socialisti e comunisti impegnati nel cambiamento della società fascio-mafiosa che li circondava. Tutto questo faceva parte di un complessivo violento attacco con cui forze reazionarie, usando banditismo e mafia, tentarono di spezzare il moto popolare per il rinnovamento economico e sociale della propria terra e di fermare l’avvio di un processo di sviluppo democratico. Quel giorno la banda di Giuliano, la cui mano, alla luce dei riscontri documentali oggi disponibili, fu armata dalla mafia, decise di attaccare, contemporaneamente le Camere del lavoro di Borgetto, Carini, Cinisi, Monreale, San Giuseppe Jato e Partinico. Fu proprio in quest’ultimo paese che successe l’episodio più grave. A Partinico, la Camera del Lavoro aveva la sede nello stesso edificio in cui c’era anche la sede del Partito Comunista. Lì davanti sono seduti Giuseppe Casarrubea, Vincenzo Lo Iacono, Leonardo Addamo e Salvatore Patti. Le camionette dei banditi passano lanciando bombe a mano e sparando colpi di mitra. Una pioggia di fuoco li investe. Casarrubea muore subito mentre Lo Iacono, ferito a morte, muore sei giorni dopo. Addamo e Patti rimangono feriti.

Sul posto viene trovato un volantino firmato dal bandito Giuliano, che invita i siciliani a lottare ”contro la canea dei rossi” e annuncia la costituzione di un quartiere generale di lotta contro il bolscevismo, promettendo sussidi a quanti si sarebbero presentati alla sede della formazione militare, il vicino feudo Sagana. Il figlio di Casarrubea, Giuseppe che portava lo stesso nome del padre e che aveva quindici mesi il 22 giugno 1947, è stato un importante storico del bandito Giuliano. È morto nel 2015. La dedica iniziale del suo libro su Portella della Ginestra del 1997 è stata: “A mio padre, e a Vincenzo Lo Jacono, caduti nella strage di Partinico del 22 giugno 1947”.

Roberto Greco per referencepost.it