Quel pomeriggio stavo ascoltando Radio Popolare. La voce di Piero Scaramucci interrompe il brano che era in programmazione, “E’ morto Demetrio”

Sul piatto gira “Arbeit macht frei“ degli Area. “Luglio, Agosto, Settembre (nero)” mi sta deliziando con il VCS3 suonato da Tofani, mentre il basso di Patrick Djivas mi alza il beat interno. “Lascia la rabbia, lascia il dolore. Lascia le armi e vieni a vivere con la pace”. Queste sono le parole con cui la band presenta il suo manifesto ideologico. Si tratta di un accorato appello di una giovane donna palestinese al suo amato. La voce di Demetrio che inizia quasi a cappella, incanta sin dal primo istante. Sarà chiaro, sin da subito, che la cifra stilistica degli Area non ha nulla a che fare con gli altri gruppi italiani che suonavano “progressive”. Colti, a tratti raffinatissimi, con messaggi diretti e portatori di grande contenuto politico, con la straordinaria voce di Demetrio che è in amalgama continuo con la musicalità del brano.

Demetrio Stratos in un concerto sperimentale Milano, 1975

“Il contenuto politico secondo me c’è, anche senza che io dica che noi facciamo un pezzo per i compagni palestinesi – ebbe a dichiarare Demetrio Stratos nel 1974 – In radio non ci hanno mai trasmessi, chiaramente tutti avevano dei blocchi morali, si scandalizzavano perché abbiamo fatto un pezzo che si chiamava Settembre Nero.” È il primo 33 giri degli Area. Oltre al brano già citato, contiene Arbeit macht frei, che lo titola, Consapevolezza, Le labbra del tempo, 240 chilometri da Smirne e L’abbattimento dello Zeppelin. La line-up degli Area vede, oltre a Demetrio Stratos alla voce, Giulio Capiozzo alla batteria, Patrick Djivas al basso, Patrizio Fariselli al pianoforte, Paolo Tofani alla chitarra elettrica, synth e flauto e Victor Edouard Busnello al sassofono e al clarinetto basso. Hanno di fronte a sé cinque anni intensi e cinque dischi che passeranno alla storia. Nel 1979 Demetrio si ammala, colpito da una gravissima forma di anemia aplastica. Ricoverato presso il “Memorial Hospital” di New York si era reso necessario un trapianto di midollo osseo. Per la raccolta dei fondi necessari al costoso intervento, fu organizzato, all’Arena Civica di Milano, un concerto al quale, oltre agli Area, avrebbero partecipato molti altri musicisti. È il 13 giugno 1979 e il concerto è previsto per domani. Il grande palco è ormai pronto e le band, una dopo l’altra, iniziano a fare le prove. All’improvviso arriva la notizia. Demetrio non gliel’ha fatta. Un velo di grande tristezza mista a rabbia scende su Milano e su tutta l’Italia che respira musica. Quel pomeriggio stavo ascoltando Radio Popolare. La voce di Piero Scaramucci interrompe il brano che era in programmazione, “E’ morto Demetrio”. Chiamai subito Ernani. Avevamo già deciso di andare al concerto, sarebbe stata un’altra occasione per ascoltare e vedere gli Area. Ma questa notizia cambiava, in parte, le cose.

Ascoltammo assieme per la prima volta “Arbeit match frei”. Ernani lo aveva comprato appena uscì. Era pubblicato da una nascente etichetta discografica, la Cramps Records, che negli anni si specializzò in quella parte del “progressive” che si avvicinava al jazz-rock. Nel tempo pubblicò i lavori di “Arti e Mestieri”, “Venegoni & Co”, Eugenio Finardi, Alberto Camerini e Claudio Rocchi. Dal 1973 a quel pomeriggio del 13 giugno del 1979, con la Dyane rossa di Ernani, avevamo girato mezza Italia, andando ad ascoltare concerti dal vivo: Premiata Forneria Marconi, Banco del Mutuo Soccorso, Gentle Giant. Andammo anche a vedere il concerto di “Animals” dei Pink Floyd in Svizzera nel 1977, con quella Dyane rossa. Avevamo già visto gli Area e Demetrio dal vivo in diverse occasioni e avevamo tutti i loro album. Quando arrivai a casa sua, lo trovai ancora incollato a Radio Popolare. Decidemmo di partire prima del previsto e fissammo un appuntamento per le sette dell’indomani mattina. Ci sarebbero volute circa più di quattro ore, con la Dyane, per arrivare a Milano e volevamo essere all’Arena per mezzogiorno. Con noi vennero Massimo e Marco, suo cugino. Avevamo suonato assieme, all’inizio degli anni settanta e ognuno di noi, a suo modo, continuava a occuparsi di musica. Il viaggio sembrò non finire mai. La Dyane 6 sembrava resistere ai novanta chilometri l’ora fissi per gli oltre duecento chilometri.

La sera prima, Ernani, aveva preparato un paio di cassette per il viaggio. Aveva comprato da poco l’ultimo lavoro di Stratos, quel “Rock’n Roll exibition” che incise con Paolo Tofani e Mauro Pagani, un album di cover dei classici rock degli anni 50 e l’aveva riversato su una BASF Chromodioxid II, da lui ritenuta il top. Il nastro girava e anche le ruote dell’auto. Non era lo stesso Demetrio che eravamo abituati ad ascoltare, la sua voce si adattava ai tessuti musicali degli anni cinquanta e alle scivolate sonore tipiche dei cantanti di quel periodo senza nessuna difficoltà e senza la necessità di dover dimostrare le sue capacità. Quando lasciò gli Area, nel 1978, si dedicò in maniera esclusiva alla ricerca vocale. Tenne concerti al “Roundabout Theatre” di New york su invito di John Cage. Nel suo periodo americano mise in scena “Event”, uno spettacolo che vantava, tra i collaboratori, oltre allo stesso Cage, anche Andy Warhol. Per tutto il viaggio nessuno di noi parlò, ascoltammo solo musica. Arrivammo all’Arena Civica di Milano verso l’una del pomeriggio. Sullo stomaco, ognuno di noi, aveva il panino con la cotoletta che acquistato in autogrill e che avevamo mangiato in auto per guadagnare tempo. Dopo la notizia della morte di Stratos, le band partecipanti al concerto erano sempre più numerose. Ci guardammo attorno. La sagoma di Freak Antoni si stagliò controluce. Anche lui è qua, con gli Skiantos, a cantare per Demetrio. Anche loro, in quegli anni, incidevano per Cramps. Beviamo assieme una birra. Ancora rabbia, ancora tristezza negli occhi dei musicisti. Riconosco Gabriele, in arte Red Ronnie, anche lui qua per celebrare Demetrio. La luce del sole lascia il posto ai fari che illuminano il palco. L’Arena è piena. La commozione è forte. Nelle parole di Gianni Sassi, operatore musicale e collaboratore di Demetrio Stratos, si legge lo smarrimento “Non saprei cosa dire. La perdita e il vuoto che lascia Demetrio, sono incolmabili per la cultura musicale. Questa manifestazione è diventata una prova della sua popolarità e di quanto i giovani siano legati a lui e al suo lavoro”.

https://youtu.be/BVHVDtLu4rE

Sul palco, quella sera, salirono, oltre agli Area orfani di Demetrio, la Premiata Forneria Marconi, Toni Esposito, Francesco Guccini, Tullio De Piscopo, Antonello Venditti, gli Skiantos, Mauro Pagani, Fabio Treves, Eugenio Finardi, Roberto Vecchioni, Gianna Nannini, il Banco del Mutuo Soccorso e molti altri ancora. Ci mettemmo in strada verso le tre di notte. Arrivammo a pochi chilometri da Modena e la piccola e dondolante auto rossa cominciò a starnutire. Ernani imboccò la prima uscita. Dopo quindici minuti ci trovammo nel nulla della pianura padana con l’auto ferma. Ernani aprì il cofano. Guardò al suo interno. Richiuse il cofano. “L’è andeda… “ (si è rotta definitivamente, ndr) disse. Erano orami le sette e mezza del mattino. Marco chiamò sua madre. Quello fu l’ultimo viaggio della Dyane. Non vedemmo più concerti assieme, dopo quella volta. Le nostre strade si divisero definitivamente.

Roberto Greco per referencepost.it