È il 20 aprile 1978. Siamo nella periferia di Milano, vicino a Crescenzago. Sono le 7:15. Un uomo esce da casa, in via Ponte Nuovo. Si dirige, come d’abitudine, per prendere il filobus che lo avrebbe portato alla fermata della metropolitana della Stazione Cadorna. L’uomo, Francesco Di Cataldo, attraversa l’incrocio tra via Ponte Nuovo e via Cairoli. Due brigatisti lo attendono, a volto scoperto, in strada. Si avvicinano alle sue spalle. Due pistole calibro 7,65 dirigono la loro bocca di fuoco verso Francesco. Esplodono sette colpi, due alla testa e quattro nella schiena e uno al braccio sinistro. I due uomini si danno alla fuga verso altri due brigatisti che li attendono in una Fiat 128 verde con il motore acceso e gli sportelli aperti. L’auto si allontana velocemente. L’agguato venne rivendicato dalle Brigate Rosse la stessa mattina alle 7:40 con una telefonata alla redazione milanese dell’ANSA: “Sono uno delle Brigate Rosse. Voglio informarvi che abbiamo giustiziato il maresciallo Francesco De Cataldo in forza al carcere di San Vittore come torturatore di detenuti”. Nei volantini fatti trovare nei giorni seguenti, l’omicidio viene rivendicato dalla Colonna Walter Alasia Luca delle Brigate Rosse. I volantini concludevano affermando la necessità di combattere e attaccare “ogni struttura carceraria in tutte le sue articolazioni, magistrati di alto grado, agenti di custodia, direttori, medici, ecc.”. Verso gli Agenti di Custodia “non vi può essere nessun livello di attacco se non la distruzione”. Ma chi è Francesco Di Cataldo e perché è stato ucciso?

Francesco Di Cataldo era nato a Barletta il 20 settembre 1926. Entrò nel Corpo degli Agenti di Custodia nel febbraio del 1949. Arrivò a San Vittore, il carcere milanese, nel 1951. Fu nominato maresciallo nel 1968 e maresciallo maggiore scelto il 1° gennaio 1978. A San Vittore ricoprì due cariche: quella di vicecomandante del penitenziario prima e direttore del centro clinico dello stesso carcere poi. Mansione, quest’ultima, acquisita dopo molti studi.

I responsabili dell’omicidio di Francesco Cataldo sono stati puniti nell’ambito di un maxiprocesso collettivo tenutosi nel 1984 nei confronti di 112 persone legate alla Colonna Walter Alasia Luca, terminatosi con una condanna complessiva a 19 ergastoli e 840 anni di carcere ed alcune assoluzioni; per alcuni le pene sono state successivamente ridotte in appello.

Francesco Di Cataldo fu insignito dei seguenti riconoscimenti:

Medaglia d’oro al merito civile – Mentre si dirigeva verso la fermata dell’autobus per recarsi sul posto di lavoro, veniva affrontato da due terroristi che gli esplodevano contro numerosi colpi d’arma da fuoco, uccidendolo all’istante. Fulgido esempio di elette virtù civiche e di altissimo senso del dovere. 20 aprile 1978 – Milano. Conferita il 15/06/2004

Vittima del dovere – riconosciuto “Vittima del Dovere” ai sensi della Legge 624/1975 dal Ministero dell’Interno

Medaglia d’oro di benemerenza civica del Comune di Milano

Roberto Greco per referencepost.it