Il 28 dicembre del 1895 al Gran Cafè del Boulevard des Capucines, nel cuore di Parigi, si tenne quella che è passata alla storia come la prima proiezione cinematografica, ossia l’esibizione in pubblico di una macchina capace di creare l’illusione del movimento realistico mediante scansione repentina di fotografie, circa venti al secondo.
Nasce quindi il cinema, oggi definito settima forma d’arte che tanto ha cambiato, lungo tutto il secolo scorso, il modo di trasmettere emozioni, sensazioni e punti di vista.
La prima proiezione vide nel programma alcuni cortometraggi realistici o comici realizzati dai fratelli Auguste e Louis Lumière, che organizzarono la prima proiezione ufficiale con un pubblico pagante, dopo i primi esperimenti pionieristici di qualche anno prima.
Da allora la settima arte esplose nel ventennio dorato del cinema muto, all’interno del quale, dal 1895 al 1927, vennero esplorati e percorsi tutti i generi cinematografici, dallo storico ed epico al romantico o letterario, dal comico al poliziesco, dalla fantascienza all’horror, transitando per le avanguardie con esperimenti che riprendevano le forme espressive tipiche dell’espressionismo, del dadaismo o del futurismo.
Impossibile in questa sede citare tutti i capolavori che vennero realizzati sia nell’epoca del muto che negli anni a seguire del sonoro e poi del colore, fino al 3D, ma studiando approfonditamente la storia del cinema, troviamo autentiche perle senza le quali i più moderni successi non avrebbero tratto la loro linfa vitale.
Per immaginare la grandezza del cinema delle origini basti pensare, oltre che ai Lumière, primo fra tutti a Méliès, padre assoluto della fantascienza, del trucco e dei trucchi, o a Murnau, Griffith, Dreyer, Lubitsch, Ėjzenštejn, Chaplin o Lang, solo per citarne alcuni.
Da allora è seguito un costante perfezionamento delle tecniche di ripresa, di proiezione e di recitazione, portando l’arte cinematografica a livelli inimmaginabili; ad esempio in Italia il primo film a colori fu diretto da Steno nel 1952 e il primo film in 3D fu girato l’anno successivo, nel 1953 invece da Mario Mattoli e per entrambi fu scelto un protagonista d’eccezione del cinema italiano, il Principe Antonio De Curtis, in arte Totò, che donò al pubblico italiano ben novantasette pellicole.
Oggi tutto è cambiato, sono mutate le conformazioni delle sale cinematografiche, la modalità di proiezione, la tecnica di ripresa e di postproduzione e non esiste più neanche la pellicola, delicato scrigno che custosisce i preziosi fotogrammi; è cambiato anche il modo di vedere un film, fatto che prima rivestiva un carattere d’eccezionalità.
Al posto del ticchettio del proiettore che trasmette un magico fascio di luce che si fa strada attraversando il pulviscolo atmosferico per raggiungere lo schermo che da bianco si illuminerà improvvisamente, sì, al posto di quel ticchettio vi è l’elettronica e il digitale ed è giusto che la storia e l’evoluzione faccia il suo corso, ma siamo sicuri che, spentesi le luci in sala, l’inizio della proiezione segna comunque ancora oggi l’inizio di una magia.
Carlo Guidotti per ReferencePOST