Carlo Guidotti, referencepost, Edizioni Ex Libris

“Per anni ci hanno fatto credere che i mafiosi rispettassero un codice d’onore e che soprattutto non toccassero i bambini”.

Così è iniziato l’incontro tenutosi presso il teatro dell’ I.C. Boccadifalco – Tomasi di Lampedusa, a Palermo, tra Giovanna Accetta e gli alunni.

La signora Accetta ha incontrato i ragazzi, in occasione della settimana della legalità, giorno 21 maggio scorso, all’interno di una ricca rassegna di dibattiti organizzati per tenere vivo il ricordo di Giovanni Falcone, della strage di Capaci e delle vittime della mafia.

Il 7 ottobre del 1986 veniva ucciso, senza alcuna motivazione palese, un bambino di soli undici anni, nel quartiere palermitano di San Lorenzo; è il piccolo Claudio Domino, i motivi che spinsero il killer a compiere questa atrocità inaudita sono ancora avvolti nel mistero.

Non è stato semplice trattenere le lacrime per chi ha ascoltato la mamma di Claudio durante la narrazione dei fatti che riguardavano la vita e l’uccisione del proprio bambino, strappato alla vita in così tenera età e in maniera così bruta.

Tra l’emozione dei relatori e del pubblico, sia grandi che piccini, la coraggiosa mamma ha raccontato di come sia stato doveroso, insieme al marito ed agli altri figli, continuare il percorso della loro vita portando avanti la loro testimonianza nella società civile, nelle istituzioni e soprattutto nelle scuole, affinché si possa avere contezza dell’efferatezza della criminalità organizzata e di come, nella realtà dei fatti, non ci siano “uomini d’onore” o “codici d’onore”, a dispetto di quanto convenzionalmente si dica.

Poi la signora ha parlato della figura di suo marito, un “padre perfetto” che, legatissimo al suo bambino, ha scelto di non vendicare con la violenza suo figlio, sebbene voglia più di ogni altro giustizia; ma è un padre perfetto appunto, perché ha continuato a vivere ed a lottare per gli altri figli e per la propria famiglia, sebbene essa sia stata devastata dopo quel tragico evento di cui ancora oggi non vi è verità

“Sapete cosa ho scoperto?” ha detto la signora Accetta, “Che la prima bambina è stata uccisa nel 1896, si chiamava Emanuela Sansone, e sua mamma, denunciandone l’accaduto, può essere considerata la prima donna collaboratrice di giustizia”.

Poi la mamma di Claudio ha passato in rassegna alcuni altri nomi poco conosciuti come quello di Annalisa, uccisa a 14 anni, oppure quello di Totò, bambino utilizzato dal nonno come scudo contro i proiettili dei mafiosi.

Così la signora Accetta ha deciso che l’anniversario dell’uccisione di Claudio non debba essere solo l’anniversario di suo figlio, bensì l’anniversario di tutti i bambini uccisi dalla mafia; a tal fine vengono lanciati in cielo annualmente 108 palloncini, tanti quanti sono i bambini uccisi dalla mafia riconosciuti dallo Stato.

Essi, si stima che siano in realtà centoventicinque ed è fondamentale ricordare come non debbano esserci “bambini di serie A o di serie B”. Nell’elencazione figurano anche bambini completamente dimenticati, come ad esempio un bambino di appena 53 giorni di vita, o addirittura bambini mai nati, come il bimbo di due mesi ancora in grembo di Ida Castelluccio, giovanissima moglie del poliziotto Nino Agostino, uccisi il 5 agosto 1989.

“La mafia non ha mai avuto onore e non l’avrà mai. Claudio, a soli 11 anni, è stato giustiziato e ancora dopo 31 anni non sappiamo perché” ha concluso Giovanna Accetta.

Davvero intensi e commoventi i momenti trascorsi mentre narrava dell’infanzia del piccolo Claudio, del terribile e immotivato omicidio e del dopo, il “dopo” della famiglia Domino, che ha investito quella famiglia perfetta, in una maniera inaspettata, costringendola a fare i conti con i giorni trascorsi senza il piccolo bambino, la sedia vuota durante la cena, i compleanni, le visite alla tomba e gli anniversari dell’uccisione.

Attimi che hanno toccato il cuore e le coscienze di tutti, con la speranza che da questi terribili fatti, inenarrabili, incomprensibili e inspiegabili, possa nascere una società civile nuova, diversa è più sensibile, legata ai valori della vita e dell’amore.

 

Carlo Guidotti per Referencepost (Articolo e foto)