Sabato 12 maggio 2018 si è tenuto il convegno “Il Sud fra Identità, Emergenze e Globalizzazione” nell’ambito del primo Premio Identità e Cultura Vincenzo Mortillaro.
L’incontro si è tenuto presso la sala conferenze dell’Hotel Cristal di Palermo ed è stato organizzato dal prof. Tommaso Romano, figura di assoluto primo piano nel panorama culturale storico, letterario e sociale.
Relatori sono stati il professor Tommaso Romano, il magistrato dott. Edoardo Vitale, il professor Ignazio Buttitta e il prof. Antonino Sala.
Il primo intervento è stato quello del professor Tommaso Romano, stagista, poeta, fondatore della casa editrice Thule e di CulturaElite.
“Abbiamo il dovere di intervenire in quello che è oggi il pensiero globale che genera uniformità e livellamento e che porta i popoli ad essere un amalgama umana che spesso fa dimenticare, a loro stessi, che sono proprio un popolo. La ricerca del consenso e la mancanza della libertà di pensiero ha quindi creato una nuova ortodossia, un pensiero obbligato che mette ai margini ogni forma di diverso”.
Ed ha continuato il professore Romano dicendo: ”Il pensiero unico elimina ogni specificità, in quanto è un attacco concentrico alla cultura. La globalizzazione non è quindi soltanto un fatto economico ma è anche un’emergenza che trasforma il pensiero in totalitarismo”; con questo pensiero il professore Romano denuncia la sua preoccupazione verso il cosiddetto “avanzamento del nulla”, ossia una totale sottovalutazione del “tutto”, tracciando la strada al puro nichilismo. Occorre quindi oggi affermare la soggettività proprio per salvare se stessi e quindi le comunità, partendo da una soggettività piena e compiuta per poi instaurare un processo di condivisione, intervenendo con la propria individualità, ognuno a suo modo, nel sociale.
“Il problema della scuola oggi è prioritario; la nostra storia, ed in particolare quella del nostro Sud, è molto complessa. Lo studio di essa è molto importante per la sua radice antropologica, facendoci capire dove siamo e come siamo arrivati fin qui”.
Sul fondo della sala sono state esposte delle bandiere che ricordano la nostra tradizione siciliana, ed è proprio indicando questi stemmi che Tommaso Romano ha ricordato che “Il sud è civiltà e i simboli sono espressione proprio della nostra civiltà”, con l’impegno di difendere la nostra tradizione negli anni affinché possiamo sperare in un riscatto per il nostro futuro.
“La tradizione è un grande fiume con tanti affluenti dove ognuno può affermare la propria specificità; la tradizione non è conservazione acritica ma è innovazione verso tutti i settori, con il compito di organizzare una resistenza con nuovi contenuti e nuovi strumenti.
Il magistrato dott. Edoardo Vitale, direttore de “L’Alfiere” e presidente di “Sud e Civiltà”, ha ricordato la figura di suo papà, Silvio, scomparso nel 2005, fondatore della rivista intitolata “L’Alfiere”, frutto di una battaglia culturale iniziata già nel 1960, proprio in occasione del centesimo anniversario dell’Unità d’Italia, “in un clima plumbeo di ovazione di Garibaldi”, delle sue eroiche gesta e dei suoi obiettivi.
Oggi la revisione storica è diventata una prassi consolidata che gode di una crescente continuità che ci consente di sognare qualsiasi forma di riscatto, ma dobbiamo fare un salto di qualità, facendo nascere un “uomo nuovo” inteso come “militante nuovo”, ha ribadito il magistrato napoletano.
“Noi siamo un popolo a cui è stata raschiata via la nostra identità; essa è ancora presente nel profondo di ognuno di noi ma, purtroppo, spesso dimentichiamo di averla avuta e di averla ancora, come spesso dimentichiamo che Napoli e Palermo, megafoni del regno, sono state due grandi e potenti capitali” ed ha continuato Vitale dicendo “con il cannone e la conquista siamo stati colonizzati subendo un vero e proprio genocidio culturale, ideologico e fisico, divenendo uno stato perfettamente opposto a quello che mille anni di storia avevano consolidato”.
Alla luce di queste riflessioni non possiamo che concludere affermando che non abbiamo avuto nell’arco della nostra millenaria storia alcuna dominazione straniera se non proprio quella dei Savoia e, alla luce di ciò, è arrivato il momento di “smettere di rappresentarci ed iniziare di nuovo a presentarci”, per come siamo sempre stati e per come dobbiamo ricominciare ad essere.
Parlando della contraddizione tra tradizione e liberismo, con l’incitazione “Siciliani svegliatevi!” Edoardo Vitale ha concluso il suo appassionato ed appassionate intervento.
Il professor Buttitta, nel suo intervento successivo, ha parlato di liberismo come un qualcosa che assume le sembianze di un “annichilimento della dimensione antropologica dell’essere”, ricordando come abbiamo avuto tanti elementi veramente protagonisti della nostra storia e della nostra identità culturale e dovremmo far partire i nostri studi, addirittura dalla protostoria, approfondendo le conoscenze della civiltà sicule e sicane.
Poi sono stati ricordati alcuni paradossi, quali l’inaccessibilità inspiegabile delle Grotte dell’Addaura o del Museo Pitrè, e il concetto della cultura del folklore di tipo gramsciano, inteso come un sistema di credenze tipico delle classi subalterne, puntualizzando però come i sistemi di credenze, di rappresentazioni e di pratiche, in realtà, fossero condivisi da tutte le classi.
Conclude i lavori il prof. Antonino Sala che, dopo aver ricordato la figura paterna e le antiche tradizioni legate al territorio di Burgio, ha parlato di Sud, identità e globalizzazione.
“Qual è l’identità oggi ? Non si può continuare a parlare di sud, Sicilia o meridione soltanto con un’accezione geografica. Forse abbiamo un’identità molto più antica di quella degli ultimi centocinquanta anni o degli ultimi settecento anni. Questa identità, molto antica, non è mai stata indagata, forse per interessi economici e forse perché con la non riconoscibilità dell’identità profonda si ammazza un intero popolo” ha detto il professor Sala.
Le riflessioni hanno investito la nostra conoscenza e la nostra percezione storica dell’arrivo dei cosiddetti Arabi, che in realtà erano dei Berberi, molto lontana da un’immaginaria civiltà araba tanto descritta nel passato come una popolazione che ci ha strappato dalla barbarie e dall’ignoranza. Dicasi altrettanto per Federico II che, “nella vulgata comune, ha assunto un ruolo forse diverso o comunque incompleto dalla realtà storica. Vi sono anche altre figure a cui bisognerebbe dedicare maggiore attenzione leggendo la storia documentata oltre che esclusivamente narrata”.
L’intervento del prof. Sala si è concluso ricordando la preminenza del Diritto Romano come il “diritto universale che ha unito i popoli della terra”.
Termina così questa interessante conferenza organizzata dal prof. Tommaso Romano che, ancora una volta, con la sua cultura e capacità comunicativa, continua a donare a tutti i partecipanti momenti di sicura crescita intellettuale e di certo ampliamento delle proprie conoscenze e del proprio pensiero.
La conferenza è stata seguita dalla consegna dei premi intitolati a Vincenzo Mortillaro di Villarena Principe di Campofiorito, storico, linguista e politico, nato a Palermo nel 1806.
Madrina dell’evento è stata Chiara Fici; i premiati di questa prima edizione sono stati: Giuseppe Bagnasco, Leonarda Brancato, Antonino Causi, Ignazio Coppola, Monsignore Crociata, Enzo Cucco, Fonso Genchi, Carlo Guidotti, Emanuele Insinna, Serena Lao, Ciro Lo Monte, Gianni Maduli, Loredana Mormino, Andrea Piazza, Calogera Schiro, Giuseppe Scianò e Aniello Sicignano.
Menzioni speciali sono state assegnate al magistrato Edoardo Vitale e al Professore Ignazio Buttitta.
Con l’immagine della Trinacria e dei simboli che meglio rappresentano la nostra storia e la nostra terra, si è conclusa la prima edizione del Premio Identità e Cultura “Vincenzo Mortillaro”, che ci ha consentito di riflettere e di approfondire tematiche spesso dimenticate ma meritevoli di attenzione e che hanno il proprio cuore proprio dove risiede la nostra identità storica.
Carlo Guidotti per Referencepost (articolo e foto)