Non è un segreto il fatto che l’uomo sia e sia sempre stato un essere curioso ed indagatore: i misteri lo affascinano, ancora di più se irrisolvibili.

Un mistero che cerca la sua spiegazione da più di duemila anni è quello di cui parlerò in questo articolo: il quadrato Sator-Arepo-Tenet-Opera-Rotas, -che per questioni tecniche chiamerò solo Sator-Rotas- che gli autori Lucia Vincenti, storica palermitana, e Giuseppe Giacino cercano di svelare nel loro libro “Sator-Rotas, il segreto svelato”.

Il Sator-Rotas è un quadrato palindromo, ciò significa che si possono leggere le stesse parole anche se letto verticalmente, orizzontalmente o al contrario, esso presenta un centro simmetrico rappresentato dalla lettera N, che in alcuni quadrati ritrovati in Italia, è scritta al contrario.

Vi sono date diverse attribuzioni iniziali, tra cui effetti terapeutici e magici, e c’è chi lo individuava come simbolo pagano, essendo stato ritrovato in alcune case distrutte di Pompei, infatti, le parole che lo costituiscono sembrano avere origine latina.

Sator significa seminatore, Tenet tenere, reggere (e altre decine di significati), Opera lavoro e operai. Arepo, invece, può essere attribuito alla tradizione celtica con il significato di carro, parola che poi è stata latinizzata in arepus, ma può anche avere origini greche, con la parola “aratron”.

La traduzione finale e più sensata sarebbe “il seminatore, con il suo carro, tiene con cura le ruote (Rotas).

Interpretazioni più moderne lo collegano al mondo paleo-cristiano in epoca tardo-romana, secondo Sigurd Agrell e Felix Grosser, i quali condussero i loro studi ignari l’uno dell’altro, il quadro potrebbe essere interpretato come una croce formata dalla parola “Paternoster” con al centro la lettera N e, sopra le P e le R, le lettere A ed O, che indicano l’Alfa e l’Omega dell’alfabeto greco, l’inizio e la fine.

Nell’Apocalisse 1,8: “Io sono l’Alfa e l’Omega dice il Signore Iddio, colui che è, che era e che viene.”

Ancora, nell’Apocalisse 22,13: “Io sono l’Alfa e l’Omega, il primo e l’ultimo, l’inizio e la fine.”

È quindi chiaro, a questo punto, il collegamento tra il palindromo e il cristianesimo, ma per quale motivo i primi cristiani dovettero ricorrere a simboli tanto enigmatici?

La ragione furono le persecuzioni dei cristiani, di cui Plinio il Giovane parla nell’Epistolarum Libri Decem e Traiano nell’Ibidem.

Il Sator-Rotas era quindi un simbolo cristiano di riconoscimento, ma questo non ne spiega la presenza in strutture medioevali e libri rinascimentali, libri anche alchemici.

È qui che Vincenti e Giacino trovano la loro soluzione, e lo interpretano in questo modo:

se osserviamo il quadrato come un rebus, e se disponessimo le parole Sator e Rotas in un quadrato, senza leggerne la T, la parola che subito possiamo vedere è “Rosa”.

È Rosa il significato ultimo, che nel cristianesimo era simbolo di purezza e che veniva raffigurata come la coppa contenente il sangue di Cristo.

E se nel quadrato aggiungiamo Tenet, vediamo che essa compone una croce, risultando quindi in Rosa+ o RosaT, poi diventato Rosacroce.

L’ordine dei Rosacroce è un ordine segreto mistico cristiano, nato in Germania e poi diffuso in tutto il mondo, esso si è sempre servito di anagrammi e simboli per identificarsi tra di loro, alcuni di essi sono: la rosa e la rosa a cinque petali.

“Il quadrato utilizzato nel periodo paleocristiano come silenziosa voce della propria fede, diveniva prosecuzione del cammino della crescita esoterica,” queste le conclusioni della storia palermitana.

Sofia La Malfa