Si è dimesso dal Consiglio superiore della magistratura Gianluigi Morlini (ex Unicost), uno dei quattro togati che si erano autosospesi la scorsa settimana a seguito dello scandalo nomine uscito dall’inchiesta di Perugia
Le dimissioni di Morlini seguono la sua autospensione. La decisione l’ha comunicata con una lettera inviata al vice presidente del Csm David Ermini. “Siamo tutti consapevoli- scrive Morlini- del terribile momento che sta vivendo l’Istituzione consiliare, e ciascuno di noi è quindi chiamato a fare quanto può per preservarla. Ciò posto, ribadisco innanzitutto di essere del tutto estraneo alle diverse questioni delle quali si è parlato sui media (vicenda Siracusa, Amara e Calafiore, rapporti con Centofanti, esposto del dottor Fava, reati di rivelazione del segreto d’ufficio e favoreggiamento personale, biglietti per partite della Lazio ed incontri con Lotito, incontri a casa della sorella di un ex consigliere). So però di avere compiuto un errore dovuto a leggerezza: casualmente ed in modo non programmato, in quanto invitato solo pochi minuti prima da un collega del quale mi fidavo, ho raggiunto ad un dopo cena alcuni magistrati consiglieri ed ex consiglieri del C.S.M.; all’incontro è successivamente e per me inaspettatamente intervenuto l’onorevole Lotti (poi da me mai più visto né incontrato), senza che io lo sapessi o lo potessi prevedere; pur essendomi congedato prima che la serata terminasse, non mi sono immediatamente allontanato, nonostante tutti noi parlassimo di questioni consiliari. Per tale motivo, essendo stato proposto nei miei confronti un procedimento disciplinare, per senso di responsabilità istituzionale e per potere difendermi al meglio nelle sedi opportune, ritengo necessario presentare le mie dimissioni da Consigliere”.
“Infatti, nel clima mediatico ormai creatosi – scrive Gianluigi Morlini nella lettera in cui ha annunciato al vicepresidente David Ermini le dimissioni dal Csm – pochi sembrano volere distinguere ed analizzare separatamente le diverse situazioni e le diverse responsabilità di tutti i soggetti che sono stati a vario titolo coinvolti in vicende tra loro del tutto diverse: le dimissioni sono quindi l’unico modo per tutelare l’Istituzione, anche se, in questo momento davvero terribile, ritengo umiliante essere accomunato a chi ha fatto anche solo alcune delle cose che si leggono. Voglio pertanto con forza ribadire che il mio unico errore è stato quello, una volta trovatomi al posto sbagliato nel momento sbagliato, di non avere immediatamente preso le dovute contromisure, andandomene ed astenendomi dal parlare di vicende consiliari. Tale errore in buona fede non può però far revocare in dubbio l’assoluta correttezza della mia storia personale e professionale, che ritengo tutti mi riconoscano, avendo sempre agito, nell’attività giurisdizionale ed in quella consiliare, in piena coscienza e autonomia, senza condizionamento alcuno. Anche la recente attività della Quinta Commissione da me presieduta lo dimostra, atteso che non è stata fatta alcuna nomina ‘a pacchetto’; la stragrande maggioranza delle proposte è stata unanime; per la prima volta in assoluto nella storia del Csm ci siamo poi, più volte, conformati al giudicato amministrativo di annullamento di nomine effettuate dal precedente Consiglio, ciò che in passato mai era accaduto. Inoltre, la correttezza e l’indipendenza con la quale ho svolto il mandato consiliare è confermata anche dal comportamento successivo nell’ambito dei lavori di Quinta Commissione relativi alla proposta di nomina del Procuratore di Roma, posto che nelle riunioni del 21 e 23 maggio ho dapprima rigettato la richiesta di alcuni consiglieri di anticipare la votazione, e ciò al fine di potere analizzare il suggerimento del Comitato di Presidenza di disporre le audizioni dei candidati; ho successivamente votato a favore della richiesta del Vice Presidente e del Comitato di disporre tali audizioni, pur se la richiesta è stata disattesa dal voto di altri; ho infine espresso nel merito il convinto voto a favore del candidato Giuseppe Creazzo, sostenuto sin dall’inizio della discussione della pratica pur nella consapevolezza della mia posizione minoritaria. Ciascuna delle tre decisioni è stata presa in piena coscienza e autonomia, senza condizionamento politico o esterno; e tali decisioni sono tra l’altro distoniche rispetto a pretesi accordi raggiunti al di fuori dell’attività consiliare, comportando per converso un forte momento di tensione con coloro i quali avrebbero partecipato a tali accordi”.
Fonte: Dire.it