La presenza del primo cittadino, impone la riflessione che sarebbe necessario far seguire, al di là dell’attribuzione simbolica del 23 maggio dovuta all’iniziativa degli studenti, un segno tangibile da parte dell’amministrazione comunale

Il giorno 23 maggio 2019 gli alunni delle classi seconde e terze della Scuola Secondaria di I grado dell’Istituto Comprensivo “Casteldaccia”, sito appunto nell’omonimo comune, ricorderanno i bambini vittime innocenti di tutte le mafie reinventando la mappa toponomastica del paese e raccontando le storie delle 128 vittime. Simbolicamente verranno intitolate loro 20 strade del paese. Il programma prevede alle ore 10.15 il saluto del dirigente scolastico dott.ssa Giuseppa Seidita e del sindaco del comune di Casteldaccia Giovanni Di Giacinto. Alle ore 10.30 avrà inizio il corteo da via Cattaneo per raggiungere, verso le ore 10.45 Piazza Matrice. Alle 11.00 verranno raggiunte le venti strade che, quel giorno, cambieranno nome e verranno raccontate, dagli studenti, le storie delle vittime innocenti delle mafie. L’elenco delle strade che, il 23 maggio, cambieranno simbolicamente nome è il seguente: Largo Via Cavour diventa Via Giuseppe Letizia, Largo Via Umbria diventa Via Giuseppina Savoca, Piazza Dante diventa Piazza Giuseppe Bruno, Via Emilia diventa Via Pinuccia Utano, Via Roma diventa Via Lorenzo Pace, Via Lazio diventa Via Bartolo e Attilio Pesce, Via Campania diventa Via Michele Iervolino, Via Lungarini diventa Via Giuseppe e Salvatore Asta, Piazza Matrice diventa Piazza Claudio Domino, Via Orifici diventa Via Nunzio Pandolfi, Via San Giuseppe diventa Via Anna Cambria, Via dell’Arco diventa Via Cosimo Aleo, Via Provvidenza diventa Via Rosa Visone, Largo Costantino diventa Largo Ida Castelluccio, Piazza Ungheria diventa Piazza Rita Atria, Via del Pino diventa Via Andrea Savoca, Via Pindemonte diventa Via Giuseppe Di Matteo, Via Basilicata diventa Via Giuseppe Aiello, Via dei Valloni diventa Via Stefano Pompeo e infine Via Montesanto diventa Via Gianfranco Madia.

La presenza del primo cittadino, riconoscimento importante a un evento mai realizzato sino ad ora, impone la riflessione che sarebbe necessario far seguire, al di là dell’attribuzione simbolica del 23 maggio dovuta all’iniziativa degli studenti, un segno tangibile da parte dell’amministrazione comunale. Proprio Casteldaccia, che la cronaca pose come uno dei vertici del “triangolo della morte” assieme a Bagheria e Altavilla Milicia, è un territorio in cui i morti per mano mafiosa si contarono a decine. Nell’estate del 1982 i killer uccisero una ventina di persone in solo due settimane. Molti di quei delitti sono rimasti irrisolti. Nel 1982 caddero sotto il piombo, a Bagheria, Cosimo Manzella e Michelangelo Amato. Erano entrambi di Casteldaccia dove, pochi mesi dopo, in una villa fu freddato Gregorio Marchese. A distanza di alcuni giorni stessa sorte toccò, ma a Villabate, a Salvatore e Pietro Di Peri. Poi toccò a Mario Prestifilippo, considerato un sicario della cosca dei Greco della borgata palermitana di Ciaculli. Inoltre, gli omicidi della madre, della sorella e della zia di Francesco Marino Mannoia, detto “mozzarella”, oggi collaboratore di giustizia. Alla fine di morti ammazzati se ne conteranno più di quaranta fra i due schieramenti: i corleonesi che marciavano su Palermo e provincia e coloro che provarono a resistervi. Ed è necessario ricordare che erano i giorni di un’altra resistenza, quella civile. Il 26 febbraio 1983 si svolse la prima marcia antimafia da Bagheria a Casteldaccia. La gente scendeva in strada per urlare che un altro mondo era possibile. Continuare per quella strada, ancora oggi, è possibile e ricordare, attraverso l’intitolazione di un gruppo di strade alle innocenti vittime delle mafie, che la mafia non è mai stata onorevole, perché non ha mai risparmiato, come proclamava per ottenere consenso popolare, né donne tantomeno bambini, a partire dalla giovane Emanuela Sansone, figlia diciassettenne dell’oste Giuseppa Di Sano, che venne uccisa dalla mafia il 27 dicembre del 1896. 108 sono le giovani vittime innocenti che sono state riconosciute come vittime delle mafie. A tutt’oggi, però, ne contiamo 128 ed il numero, purtroppo, è destinato ad aumentare perché se la mafia non spara, uccide a causa del malaffare che ha creato. Ed è questo che sta succedendo nella Terra dei fuochi dove i bambini, uno dopo l’altro, stanno morendo.

(Ro.G.)