Le indagini patrimoniali hanno messo in evidenza la disuniformità dei redditi dichiarati negli anni da Lo Bue e dalla sua famiglia

Beni per circa 1,5 milioni di euro sono stati sequestrati dai carabinieri del Ros, su richiesta della Sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo, a Calogero Giuseppe Lo Bue, fratello del capo mandamento di Corleone Rosario Lo Bue condannato, nel 2007, ad otto anni di carcere per aver coperto la latitanza del boss Bernardo Provenzano. Le indagini patrimoniali hanno messo in evidenza la disuniformità dei redditi dichiarati negli anni da Lo Bue e dalla sua famiglia. Sotto sequestro sono finiti un’impresa, due fabbricati e 21 terreni ubicati nella provincia di Palermo e due conti bancari. Il sequestro comprende anche l’abitazione familiare di Corleone, indicata negli atti giudiziari dell’arresto di Provenzano come “fermo posta” per l’inoltro della corrispondenza destinata al boss.

Punto cruciale dell’indagine patrimoniale è rappresentato dalla evidente sperequazione tra i redditi dichiarati negli anni da Lo Bue e dai propri congiunti, da cui è stato possibile ipotizzare l’utilizzo di mezzi e di risorse finanziarie illecite. In tale quadro, è emersa la significativa e continuativa disponibilità ed impiego di denaro contante della famiglia a fronte di esigui redditi ufficiali che ha insospettito gli investigatori. L’attività investigativa condotta dal ROS ha consentito di produrre elementi innovativi idonei a superare il precedente giudicato e a delineare un solido quadro indiziario di pericolosità sociale mafiosa. Il provvedimento colpisce anche alcuni fondi tra Corleone e Monreale, formalmente intestati a Nunzio Labruzzo, genero di Calogero Giuseppe Lo Bue, acquistati, stando agli esiti delle indagini patrimoniali, con proventi di presunta derivazione illecita, documentata dalla forte sperequazione tra investimenti e redditi dichiarati al Fisco, ammontante ad oltre 390 mila euro. L’analisi bancaria eseguita a carico del proposto e del Labruzzo ha infatti portato alla luce significative immissioni sui conti di denaro contante e pagamenti eseguiti a loro favore per oltre mezzo milione di euro da parte dei fratelli Sfragna Antonio e Massimo, imprenditori di riferimento di Gaetano Riina: tali rapporti commerciali, come accertato, sono stati interrotti a seguito del sequestro beni a carico dei fratelli Sfraga.

(Ro. G.)