Si è tenuto a Palermo, dal 7 al 9 giugno, il XII  Convegno nazionale S.I.P.CO (Società italiana di Psicologia di Comunità) che nelle due giornate ha dato la possibilità ai partecipanti di sviluppare relazioni introduttive, tavole rotonde, simposi, relazioni tematiche e sessioni poster.

I luoghi scelti per il convegno, sono stati  fra i più prestigiosi di Palermo, ossia la Sala delle Capriate nel Complesso Monumentale dello Steri e il Dipartimento di Scienze Pisicologiche Pedagogiche e della Formazione, presso il Campus universitario di Viale delle Scienze  .

La dott.ssa Iva Marino e il prof. Giuseppe Ingrassia, sono autori di una ricerca in cui viene affrontato un l’argomento di grande attualità :“Stili educativi familiari disfunzionali e disagio psicosociale negli adolescenti. Prospettive per avviare un processo di ’empowerment’ nella scuola”.

Gli obiettivi della ricerca si focalizzano nella logica ‘empowerment’,  che investe in particolare  il mondo della scuola, dove si attuano relazioni fondamentali  per lo sviluppo della persona che, hanno spiegato i relatori, possono essere supportati proprio da interventi di di “empowerment”.

Tre sono i tipi di interventi identificati dalla dottoressa Iva Marino, innanzitutto la promozione dell’autostima, la fruizione di strumenti validi ed efficaci per l’accrescimento delle proprie competenze e infine lo sviluppo della creatività come mezzo di produzione per tutti i necessari cambiamenti.

E’ stato affrontato dal prof. Giuseppe Ingrassia anche il problema della metodologia d’indagine utilizzata, che si basa essenzialmente nello studio delle esperienze precoci negative vissute dai giovani e sull’analisi Statistica, utilizzando come in questo caso idonei metodi di campionamento ( Stratificato e Casuale semplice) i quali,  mediante le risposte fornite dagli intervistati e riportati nei  questionari (appositamente strutturati),  ci hanno fatto conoscere  l’uso corretto o distorto che i giovani fanno del cellulare, dei social network e di internet a scuola e a casa.

“I risultati fanno emergere la specifica consapevolezza che per risolvere il problema del parenting disfunzionale è assolutamente necessario apportare un cambiamento educativo in famiglia e nella scuola”, ha ribadito la dottoressa Marino nel suo intervento evidenziando che, “è necessario attuare un programma flessibile di collaborazione tra genitori e professori, al fine di eliminare le forme di disimpegno morale, di bullismo e cyberbullismo”.

E proprio  dall’analisi delle esperienze di trascuratezza e degli stili educativi aggressivi nelle relazioni familiari, se ne può dedurre che essi sono la causa del disagio psicosociale dei giovani e possono avere come possibile conseguenza il bullismo e il cyberbullismo giovanile.

È assolutamente necessario, hanno concluso in modo diverso i relatori, apportare un cambiamento educativo radicale sia in ambito familiare che scolastico, con l’obiettivo di ridare solidità alla figura del cosiddetto ‘insegnante empowered’, capace di intervenire, in maniera silente o palese, in tutti i casi di cyberbullismo e di esperienze negative vissute nel periodo dell’infanzia (trascuratezza, neglèt), che generano un basso livello di autostima, imprimendo una vulnerabilità psichica con conseguenti comportamenti relazionali e disfunzionali e un inevitabile disagio psicosociale della “vittima” (come interrompere le amicizie, isolarsi , non denunciare le minacce, non confidarsi con l’insegnante o con parenti ).

Quanto detto fa anche emergere l’importanza della  Psicologia per analizzare  taluni aspetti della società di oggi, offrendo chiavi di lettura e di intervento di primaria importanza soprattutto se le analisi vengono supportati da  metodi quali-quantitativi forniti dalla metodologia statistica.

 

Carlo Guidotti per Referencepost

Nella foto di copertina la dott.ssa Iva Marino