Lunedì 16 ottobre si è tenuta a Palermo una conferenza dal titolo “Rastrellamento e deportazione”; relatori la dott.ssa Eliana Calandra, il prof. Alessandro Hoffmann, il dott. Marco Romano e l’Assessore alla Cultura del Comune di Palermo Andrea Cusumano, ha moderato la dott.ssa Lucia Vincenti.

Per questo particolare evento è stata scelta una location d’eccezione, ossia la Sala Almeyda dell’Archivio Storico Comunale del capoluogo siciliano, luogo simbolo della storia e della cultura cittadina, ricco di fascino e di suggestive sollecitazioni culturali.

Ad introdurre la conversazione pomeridiana è stata la dott.ssa Eliana Calandra, direttore dell’Archivio, che ha subito ricordato come il posto prescelto sia particolarmente adatto per trattare queste delicate tematiche; l’intera struttura in generale, e la Sala Almeyda in particolare, è infatti un luogo pieno di stratificazioni storiche in quanto nel corso dei secoli è stato sede di una moschea, poi di una sinagoga e infine del convento della Chiesa di San Nicolò da Tolentino.

Oggi è la sala principale dell’Archivio Storico ed entrarvi è sempre un’emozione da capogiro per la quantità, la bellezza e la cura nella disposizione dei faldoni, dei cataloghi e dei libri; progettata nel 1881 dall’architetto Giuseppe Damiani Almeyda, con le sue possenti colonne svettanti verso l’alto, contiene circa sette chilometri di scaffalature che contengono la storia più dettagliata e approfondita della nostra città e del nostro territorio.

Dopo i saluti della dott.ssa Calandra ha introdotto il tema della serata e gli ospiti la dott.ssa Lucia Vincenti, la quale ha ricordato subito come la data del 16 ottobre sia una data simbolo della nostra storia e di quanto fosse assolutamente fondamentale organizzare proprio in questa giornata una conferenza che trattasse queste tematiche.

Dal 16 ottobre del 1943, ha ricordato la Vincenti, si entra in una nuova fase passando “dalla persecuzione dei diritti a quella delle persone”; traendo spunto da quella data si evince quindi l’essenza ispiratrice della conferenza e della imminente mostra che verrà a breve allestita e che terminerà proprio il 27 gennaio nel giorno della memoria; attraverso questo articolato percorso verranno meglio comprese come si arrivò alla cosiddetta “soluzione finale”.

A seguire ha preso la parola il professor Alessandro Hoffmann che ha parlato della Sicilia degli anni ’40 e di come essa, dopo la liberazione, assunse l’immagine del primo pezzetto di Europa dove si cominciò a cancellare ogni segno della barbarie nazista perpetrata contro gli ebrei.

In quel periodo si cominciava infatti a respirare un lieve soffio di aria diversa; iniziavano ad esempio le prime trasmissioni radiofoniche non fasciste e venivano trasmessi i concerti, il primo dei quali, ha ricordato Hoffmann, fu il Concerto per pianoforte e orchestra n. 2 di Felix Mendelssohn-Bartholdy

Per delineare il percorso completo è necessario fare un passo indietro fino al 17 giugno 1940; quando a pochi giorni dall’ ingresso in guerra dell’Italia ben 21 famiglie vennero smantellate arrestando i componenti senza un perché è senza nessuna documentazione valida supporto.

Gli arresti furono in totale cinquantasette, ventuno a Palermo, ventinove a Catania e sette a Messina; si trattava, citando Piero Violante, di “una goccia di umanità”, erano i cosiddetti “ebrei stranieri” la cui colpa, la cui unica colpa, secondo la legge del ‘38, era quella di essere nati e di essere nati ebrei.

Si trattava di commercianti, medici, studenti e casalinghe, colori in quali facevano parte di quel processo che Hannah Arendt chiamò “assimilazione”.

Da lì a poco nella seconda metà del ‘40 termina lo sterminio della religione e dell’ideologia per dare l’inizio allo sterminio della razza.

Durante l’intervento di Hoffmann vengono ricordate le tragiche vicissitudini della sua famiglia, diretta testimone della Shoah, e vengono raccontati due casi, quello di un antiquario che dopo il viaggio nel convoglio numero 6 del binario 21 della Stazione di Milano e diretto ad Auschwitz-Birkenau morirà il 6 febbraio in una camera a gas il giorno stesso dell’arrivo, e quello di un medico che insieme ad altri ventidue uomini verrà assassinato in quello che è passato alla storia come “l’eccidio dell’Aeroporto di Forlì”.

Nell’intervento successivo Lucia Vincenti, consulente del Sindaco per la Shoah, ha ripercorso tutte le tappe storiche che hanno condotto alle atrocità del fascismo e del nazismo e che condussero una parte di umanità “dalla perdita del diritto alla perdita della vita”, in quel “sabato nero” che vide un sedicente fondamento giuridico a base del censimento costituito ad hoc per consentire la successiva deportazione e l’immediato internamento degli ebrei.

A questo sopruso, ha ricordato la storica e scrittrice palermitana, non si registrò alcuna opposizione papale se non una blanda lettera di protesta che di certo non portò a nulla.

Pio XI si oppose ma stranamente morì all’improvviso e tutti i suoi manoscritti, e tutto ciò che lui scrisse a riguardo, inspiegabilmente sparì; il suo successore, Pio XII, ebbe un atteggiamento totalmente opposto; il nuovo Papa non prese alcuna posizione nei confronti della deportazione degli ebrei al fine di non compromettere i rapporti governativi con il regime nazista.

La Vincenti ha inoltre ricordato come la giornata odierna e la stessa mostra, sia dedicata a Ilse Weber di cui Lucia Vincenti ha raccontato la tragica e sconosciuta storia che ha destato tanta commozione.

Ilse Weber era una scrittrice per l’infanzia che nell’ottobre del 1944, insieme al suo bambino Tommy, fu condotta ad Auschwitz insieme ad altri quindici bambini che furono costretti a morire nelle camere a gas mentre cantavano la sua ninna nanna e i dolci canti da lei scritti. Fu questo il tragico epilogo della storia della Weber: essere stata costretta a far cantare i suoi piccoli a squarciagola per poter consentire loro di aspirare più gas e di morire prima.

In memoria di Ilse Weber la Vincenti ha inoltrato formale richiesta per l’intitolazione di una via cittadina.

La conferenza continua con l’intervento di Marco Romano, vice direttore responsabile del Giornale di Sicilia il quale ha tracciato un profilo storico relativo a come il mondo della stampa e del Giornale di Sicilia in particolare si sia approcciato all’allora contemporaneo delicato tema del razzismo.

Il dottore Romano ha ricordato come “la cronaca cristallizza e la storia contestualizza”.

A documentare la dinamica dei mutamenti del Giornale di Sicilia negli anni del fascismo e della sua caduta, Romano ha presentato e commentato due copie del quotidiano palermitano, una del ‘38 e una del ’44, prestando particolare attenzione ad un articolo dell’edizione del ‘38 intitolato ”A Palermo non ci sono ebrei ?”

Ma non era soltanto la stampa ad essere connivente, ha ricordato Romano, “anche una discreta porzione del mondo intellettuale” come ad esempio è stato il caso di Giuseppe Maggiore, giurista e Rettore dell’Università di Palermo, il quale aderì al manifesto della razza. Si intensificava in quegli anni tormentati la propaganda sulle ragioni valide per l’entrata in guerra da parte dell’Italia fin quando, con l’arresto di Mussolini, si chiuderà con il passato passando ad un approccio più laico e meno coinvolto nel raccontare le vicende storiche e le persecuzioni degli ebrei: “si esce quindi dalla cronaca e si entra per fortuna nella storia”.

Il quarto intervento è stato quello dell’Assessore Andrea Cusumano il quale ha esposto le sue riflessioni su svariati punti emersi durante la serata precisando come “la memoria non sia soltanto un recupero dei fatti del passato bensì un obiettivo da raggiungere e quindi essenzialmente un compito”; questo è quindi il senso di questa giornata del ricordo, ridare dignità a coloro a cui è stato tolto il nome e la vita stessa.

Continuando Cusumano ha precisato come tutto questo nasca da un paradigma culturale: “dove nascono i geni della discriminazione dobbiamo essere tutti allarmati mettendo in atto un sistema di protezione e di autodifesa nei confronti di una deriva allarmante”.

Ha chiuso la sequenza degli interventi la stessa Vincenti che ha raccontato la sua personale esperienza legata alle interviste effettuata ai diretti protagonisti sostenendo che ”chi ha Auschwitz dentro di sé non lo partorirà mai”.

La serata ha avuto termine con una doppia interpretazione musicale assolutamente d’eccellenza: il soprano Federica Maggì, con l’accompagnamento del Maestro Franco La Iuppa alla chitarra, ha interpretato due ninna nanne proprio di Ilse Weber scritte per i suoi bimbi, Wigala e Gam gam, regalando un intenso e commovente momento musicale che conclude l’approfondimento odierno.

Termina così, con il saluto alla dottoressa Calandra, questa interessante e profondo incontro mediante il quale si è mantenuta viva la memoria della nostra storia e dei suoi protagonisti.

Carlo Guidotti per ReferencePOST (articolo e foto)

Rastrellamento e deportazione: una conferenza a Palermo
Da sin. Hoffmann, Cusumano, Vincenti, Calandra e Romano (foto di Carlo Guidotti)
Rastrellamento e deportazione: una conferenza a Palermo
Da sin. Hoffmann, Cusumano, Vincenti, Calandra e Romano (foto di Carlo Guidotti)
Rastrellamento e deportazione: una conferenza a Palermo
Da sin. Cusumano, Vincenti e Calandra (foto di Carlo Guidotti)
Rastrellamento e deportazione: una conferenza a Palermo
Un momento della conferenza (foto di Carlo Guidotti)
Rastrellamento e deportazione: una conferenza a Palermo
Da sin. Hoffmann, Cusumano, Vincenti e Calandra (foto di Carlo Guidotti)
Rastrellamento e deportazione: una conferenza a Palermo
Da sin. Hoffmann e Cusumano (foto di Carlo Guidotti)
Rastrellamento e deportazione: una conferenza a Palermo
Da sin. Cusumano, Vincenti, Calandra e Romano (foto di Carlo Guidotti)
Rastrellamento e deportazione: una conferenza a Palermo
Da sin. Vincenti, Calandra e Romano (foto di Carlo Guidotti)
Rastrellamento e deportazione: una conferenza a Palermo
Da sin. Cusumano, Vincenti, Calandra e Romano (foto di Carlo Guidotti)
Rastrellamento e deportazione: una conferenza a Palermo
Un momento della conferenza (foto di Carlo Guidotti)
Rastrellamento e deportazione: una conferenza a Palermo
Da sin. Hoffmann, Cusumano, Vincenti e Calandra (foto di Carlo Guidotti)
Rastrellamento e deportazione: una conferenza a Palermo
Federica Maggì e Franco La Iuppa (foto di Carlo Guidotti)
Rastrellamento e deportazione: una conferenza a Palermo
Federica Maggì e Franco La Iuppa (foto di Carlo Guidotti)
Rastrellamento e deportazione: una conferenza a Palermo
Federica Maggì (foto di Carlo Guidotti)
Rastrellamento e deportazione: una conferenza a Palermo
Federica Maggì e Franco La Iuppa (foto di Carlo Guidotti)
Rastrellamento e deportazione: una conferenza a Palermo
Federica Maggì e Franco La Iuppa (foto di Carlo Guidotti)
Rastrellamento e deportazione: una conferenza a Palermo
La locandina dell'evento (foto di Carlo Guidotti)