Com’è noto, il 2020 è stato un anno difficile e complicato, abbiamo vissuto “in un tempo sospeso e surreale”, ma l’isolamento e la convivenza forzata a causa del Covid, non hanno fermato i femminicidi, di fatto c’è stato un boom di chiamate all’ormai famoso numero 1522”.
Come fa notare la dottoressa Marino, “il lockdown, ha cambiato le nostre menti, influenzando la nostra salute mentale e le nostre abilità cognitive. In questi mesi, molti studi hanno evidenziato come le chiusure e le misure di contenimento del contagio abbiano esposto la popolazione globale ad uno stress collettivo senza precedenti, dando vita ad un fenomeno denominato “psicopandemia” con effetti devastanti su memoria, concentrazione e ritmi biologici, per cui benessere psicologico e salute mentale sono stati seriamente compromessi. Si e’ riscontrato, inoltre, un incremento della depressione, disturbi d’ansia e del sonno; un aumento delle condotte aggressive e della litigiosità in tessuti familiari malsani, provocando ancora una volta il fenomeno della violenza sulle donne”.
Per combattere la violenza sulle donne grande importanza hanno i condizionamenti ambientali, un modo di pensare della società che in passato ha contribuito a tenere la donna in condizione di inferiorità, la punta di un iceberg fatto di stereotipi, discriminazioni e squilibri: nel lavoro formale ed informale, nelle retribuzioni, nella partecipazione della vita sociale.
Mentre è trascorsa, lo scorso mese, la giornata mondiale della donna, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), ha tenuto nella sua sede parigina, una “Hight-Level Conference” sulla violenza di genere, suggerendo misure atte a porre fine ad un fenomeno che, secondo la struttura intergovernativa, e’ “Remains a global pandemic”. Dallo studio dei dati risulta che, nel mondo, una donna su tre ha subito violenza fisica e/o sessuale, specificatamente indicata quale “Intimate partner violence”, ovvero subita da familiari o persone con le quali aveva stabilito una relazione di fiduciosa intimità. L’OCSE afferma che l’Ipv e’ “Widespread , persistent and devastating” e rappresenta la minaccia prioritaria ad ogni politica mirata all’eguaglianza di genere.
Secondo la Marino resta ancora molto da fare; in molti ambiti e settori, nel lavoro e prevalentemente nella famiglia. In particolare, alcune coppie, rappresentano una modalità relazionale fondata sul controllo e sulla violenza psicologica; in questo caso l’abusante soffre di non risolte “angosce abbandoniche” che non riesce a gestire se non assoggettando l’altro. Violenza fisica e psicologica sono correlate in quanto la maggior parte delle aggressioni fisiche sono annunciate da un costante terrorismo psicologico. E’ ormai provato , continua la dott.ssa Marino, che il punto di origine delle dinamiche di maltrattamento, si colloca nel tipico profilo della personalità del perpetratore, ma anche nella dicotomia fra narcisismo e perversione.
E’ noto che il narcisismo è uno dei concetti psicanalitici più discussi e non sempre facili da definire. Ma bisogna distinguere tra “Narcisismo sano” che indica tutti gli aspetti normali degli atteggiamenti che le persone hanno verso se stessi (autostima, preoccupazione per la propria salute, senso di autoconservazione) e “Narcisismo patologico” ossia la difficoltà nelle relazioni oggettuali e l’incapacità di amare; dove l’individuo tratta gli altri come oggetti da usare, incurante dei loro sentimenti, mostrando spesso indifferenza e mancanza del diritto di alterità.
Le vittime sono spesso donne con fragilità del Sé dovuta a traumi pregressi (maltrattamenti familiari, abusi sessuali e lutti infantili). Nel caso dello stalking, poi quasi sempre caratterizzato dagli ex partner, da soggetti che non riescono ad accettare l’abbandono del partner, si attua una vera e propria persecuzione nel tentativo di ristabilire il rapporto.
Lo stalking, sottolinea la Marino, lascia profondi solchi in termini fisici, psicologici, emotivi e cognitivi che inficiano e provocano un deterioramento della qualità della vita della vittima. Bisogna considerare anche l’eziopatologia dello stalking: gli stili di attaccamento, la disregolazione affettiva; la mentalizzazione, l’ansia da separazione, la vergogna, lo stalking come dipendenza relazionale”.
Sono 13 le donne uccise nel 2021, dall’11 gennaio al 22 febbraio, 10 i femminicidi. Presenti da tutta Italia da Trento a Venezia, da Ferrara a Palermo. Hanno fra i 17 ed i 69 anni, uccise da un ex, da un marito o compagno o uomo. La violenza sulle donne e’ ancora un fenomeno troppo spesso ignorato e quindi occorrono atti concreti e decisivi, per dimostrare alle donne che “non sono sole”.
Non possiamo guardare più dall’altra parte, le vittime di violenza, come già evidenziato, conclude la Dottoressa Marino, “devono essere protette dalla società, questo appello accorato che giunge da più parti vede come unica arma la prevenzione, lavoriamo sulla prevenzione”.
Dott.ssa Iva Marino, Psicologo Clinico e Forense (per Referencepost)