Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani si propone di ricordare tre episodi tragici della Resistenza italiana, avvenuti il 9 marzo del 1945; l’eccidio di Salussola (6 marzo – 9 marzo); l’episodio di Navicello; l’eccidio di Pessano.
Gli avvenimenti in questione furono caratterizzati da violenza cieca e barbarica da parte dei comparti nazifascisti in conseguenza delle azioni di guerriglia promosse dai partigiani.
A Salussola, in provincia di Biella, ben 20 giovani partigiani furono per rappresaglia fucilati dai Repubblichini, dopo sevizie e maltrattamenti inenarrabili, di cui si ebbe notizia per merito dell’unico sopravvissuto, Sergio Canuto Rosa, “Pittore”, morto il 22 gennaio 2013.
Egli testimone e vittima del sadismo dei suoi carnefici sopravvisse solo grazie alla propria prontezza di spirito e tramandò alle successive generazioni orrori che, senza una sinergia coesa di istituzioni e liberi cittadini, potrebbero scivolare nell’oblio con danno incalcolabile per la nostra società.
A Pessano con Bornago, in provincia di Milano, le truppe di occupazione tedesche e la Guardia Nazionale Repubblicana fucilarono 7 partigiani della Brianza, come ritorsione, in seguito al ferimento del comandante delle officine dell’Organizzazione Speer di Pessano, verificatosi in precedenza in Via Monte Grappa a Pessano alle ore 15, ad opera di tre partigiani. Un monumento commemorativo dei “Martiri di Pessano” è stato edificato collocato nel punto esatto dell’eccidio
L’eccidio di Navicello, si verificò quando, nel corso di un grande rastrellamento che riguardò l’area di Campazzo, via Larga e Villavara vennero fatti prigionieri e fucilati presso Navicello sul Panaro svariati partigiani, tra i quali i fratelli Zambelli, la cui famiglia fu anche sterminata.
A Navicello, inoltre, venne assassinato il partigiano Ivaldo Vaccari che i suoi compagni avevano tentato inutilmente di liberare nell’attacco fallito alla Caserma della Brigata nera di Nonantola.
Salussola, Pessano e Navicello sono un segno tangibile della crudeltà umana, segno che deturpò il nostro Paese e che oggi rischia di cadere nella dimenticanza con il perdurare della pandemia, che ostacola le celebrazioni collettive. Inoltre con la morte degli ultimi testimoni e il subentrare nell’epoca moderna dei nuovi ritmi di vita basati sempre più sulla dipendenza cronica dalle nuove tecnologie e dall’accentuarsi dell’individualismo come status all’interno di un mondo basato su rapporti virtuali, si rischia di accantonare i nomi di quanti lottarono per tramandare alle future generazioni un mondo migliore. Oggi alle cerimonie (virtuali e non) sono per lo più gli uomini e le donne di mezz’età a presenziare; raramente i giovanissimi sono coinvolti emotivamente o partecipano spontaneamente alle manifestazioni. A nostro avviso, è un grave sintomo di superficialità in un’epoca in cui legami tra passato e presente, giovani e anziani, tendono sempre più a indebolirsi.
E proprio per questo ricordare specialmente nelle aule scolastiche è un imperativo categorico. Il CNDDU ritiene fondamentale in tale occasione sollecitare i docenti di ogni ordine e grado perché guidino gli studenti nell’individuazione di una giornata in cui ricordare tutti personaggi che nel proprio territorio hanno contribuito attraverso le battaglie civiche a far crescere la loro comunità. L’hashtag del progetto è #UnaGiornataPerRicordare.