Giovanni Taormina, responsabile alla cultura e Carmine Mancuso Presidente della “Associazione per onorare la memoria dei Caduti nella lotta contro la mafia”, affermano: “La mafia sarà veramente sconfitta quando tutta l’intera società a qualsivoglia di livello vorrà conoscere le verità inconfessabili e la lotta alla mafia diventerà una lotta culturale al fenomeno malavitoso, quindi mediante l’impegno civile di tutti, casa per casa, edificio per edificio, quartiere per quartiere”.

Graziella Campagna aveva 17 anni quando è stata brutalmente uccisa dalla mafia. Con il suo omicidio la mafia ha dimostrato di non avere pietà per nessuno, di non avere nessun codice d’onore secondo il quale non si uccidono donne e bambini. Graziella aveva deciso di intraprendere l’attività lavorativa in modo da offrire un contributo alla famiglia numerosa, così si impiegò come stiratrice presso la lavanderia “La Regina” di Villafranca Tirrena, nel Messinese, un impiego in nero. Mentre lavorava trovò in una giacca un’agenda tascabile. In quell’archivio tascabile si rivelava la vera identità dello “stimato” cliente, l’ingegner Tony Cannata, che in realtà era un boss latitante: Gerlando Alberti Junior detto “U Paccare” boss palermitano, che insieme al suo collega e cugino Gianni Lombardo, in realtà Gianni Sutera, era latitante nella provincia del Messinese. La collega prelevò immediatamente l’agendina dalle mani di Graziella, ciò malgrado non bastò in quanto ella poteva essere una testimone scomoda, visto che il fratello Piero era un carabiniere. Ma la cosa ebbe sviluppi tragici. La sera del 12 Dicembre del 1985, Graziella non torna a casa. Dopo il lavoro fu prelevata alla fermata della corriera per poi essere soppressa mediante una vera esecuzione, a forte Campone, con cinque ferite d’arma da fuoco, rivelatosi una lupara calibro 12, che sparò da non più di 2 metri di distanza alla vittima. Il 14 Dicembre, due giorni dopo, il corpo di Graziella fu ritrovato dal fratello Piero, ancora rannicchiato in posizione di difesa e con le mani vicino al viso come in un gesto di protezione. Il corpo martoriato dai colpi di arma da fuoco riportava fori sulla mano e sul braccio, all’addome, alla spalla, alla testa e al petto. Da quel momento la vita della famiglia Campagna è cambiata per sempre. Piero Campagna, il fratello, ha lottato una vita intera sostituendosi anche alle funzioni di un pm, al fine di trovare le prove e riportare luce e verità sulla morte della sorella. Il processo è durato più dell’intera vita di Graziella. Dal giorno dell’omicidio ci fu un buco nero lungo 19 anni tra depistaggi e sentenze revocate. L’11 Dicembre del 2004, la corte d’Assise di Messina condanna Gerlando Alberti Jr e Giovanni Sutera alla pena dell’ergastolo. La decisione avviene al termine di un processo lungo e complesso, durato 6 anni, che ha registrato anche l’intervento della Corte Costituzionale. Nel frattempo nel Febbraio del 2008 avtrebbe dovuto andare in onda la fiction dedicata a Graziella Campagna, che vede come protagonista Beppe Fiorello nella parte del fratello carabiniere Piero, che grazie alla sua tenacia riuscì a svelare ogni mistero sui moventi che si celavano dietro la tragica fine della sorella. La sentenza arriva il 18 Marzo del 2008. L’ex ministro della Giustizia Clemente Mastella dichiara che i giudici della corte d’appello di Messina avrebbero potuto essere stati condizionati dalla visione del film e per questo la messa in onda del film fu fatta slittare da Febbraio a Marzo. Il 18 Marzo del 2008 fu confermata la pena dell’ergastolo che il 18 Marzo del 2009 diventerà definitiva. Il processo è durato 24 anni, più dell’intera vita di Graziella. In tutti questi anni è stata uccisa più volte, oltre che della mafia, anche da quella parte delle istituzioni distratta o forse corrotta. I boss sono stati scarcerati più volte (per vizi di forma, per incompatibilità del regime carcerario, documenti falsi) Giovanni Sutera addirittura, dopo la condanna definitiva, era in libertà vigilata da 4 anni e gestiva un bar nel centro storico di Firenze, senza che la famiglia Campagna ne fosse a conoscenza, per poi essere riarrestato per spaccio di droga nel 2018. Come si può ottenere la libertà vigilata dopo una condanna definitiva per omicidio?

In tutti questi anni siamo stati spettatori di una giustizia lenta e distratta, arrivata solo grazie alla tenacia di Piero Campagna e dell’avvocato Fabio Repici.“La storia di mia zia –  spiega la nipote Jenny Campagna – è la dimostrazione che in questa vita, la forza dell’amore e dell’onestà possono vincere e prevalere sul male e sulle ingiustizie. Graziella e i suoi occhi neri e profondi, continuano a vivere attraverso le nostre testimonianze e l’amore di tutto colore che l’hanno amata. Le piazze, le strade ed i palazzetti sportivi che portano il suo nome. Graziella è ricordata nelle scuole dai fratelli e vive attraverso i disegni dei bambini e le voci delle nuove generazioni. Graziella vive attraverso la fiction “La vita Rubata” e in tutte quelle persone che la ricordano con affetto, quasi come fosse la loro sorellina”.

“La mafia oggi non è un male sconfitto, anzi in questo contesto sociale è pronta a prendersi i suoi spazi e allargarsi a spese delle molte persone in difficoltà. Noi giovani dobbiamo combattere e continuare a credere nella bellezza di un futuro migliore, nella verità e nella giustizia”. Queste le parole che ci ha scritto la giovane nipote di Graziella, Jenny Campagna.

Giovanni Taormina, responsabile alla cultura e Carmine Mancuso Presidente dell’Associazione per onorare la memoria dei Caduti nella lotta contro la mafia, affermano: “La mafia sarà veramente sconfitta quando tutta l’intera società a qualsivoglia di livello vorrà conoscere le verità inconfessabili e la lotta alla mafia diventerà una lotta culturale al fenomeno malavitoso, quindi mediante l’impegno civile di tutti, casa per casa, edificio per edificio, quartiere per quartiere”.