Renzo Conti, di mestiere, fa l’ingegnere. Tutti, però, lo conoscono come “l’animalista”, quello che si espone, anche con un’associazione, “Felici nella Coda“, da lui fondata che si occupa della tutela e dei diritti degli animali. Nel corso della sua “missione” ha denunciato, a viso aperto, maltrattamenti agli animali sia se perpetrati da privati sia da amministrazioni pubbliche e per questo ha ricevuto numerose minacce. Da qualche anno ha scoperto la scrittura, inizialmente con un libro autobiografico che racconta la storia e l’esperienza che, assieme alla moglie Emanuela, ha intrapreso adottando due bambini ai quali, subito dopo l’adozione se n’è aggiunto un terzo nato in maniera naturale. Il libro, in cui lui e la moglie si sono messi a nudo, racconta delle difficoltà di diventare genitori e di quella di non riuscirci e hanno deciso di raccontare la loro storia anche per tutte le coppie che non riescono a soddisfare la loro necessità genitoriale. L’adozione, ossia la loro scelta, è stata la fine di un percorso che ha risposto ad una semplice domanda: “Se adottiamo un animale, perché non possiamo adottare un figlio?”. Incontro Renzo in occasione dell’uscita del suo secondo libro, “Il volto delle streghe”, sempre per Ex-Libris. Si tratta di una storia di uomini, donne, bambini e animali.

Tu, ingegnere, come ti sei ritrovato scrittore?

Sono una persona timida, riservata e, anche se caratterialmente mi nascondo, la scrittura mi permette di viaggiare con la fantasia e quindi di esprimermi e affrontare argomenti che, a viso scoperto, non riuscirei a esprimere. Ma non ho abbandonato i numeri che sono parte della mia attività principale, quella di ingegnere. Nel mio primo libro (“I figli in prestito” pubblicato da Ex-Libris n.d.r.) c’è tanta numerologia e simbolismo. Ogni personaggio viene raccontato con un aggettivo sempre diverso che inizia con la prima lettera in grassetto. Tutte queste “prime lettere” costruiscono una nuova parola e ognuna di queste lettere ha un significato simbolico forte. Anche nel mio nuovo lavoro, ad esempio, il numero 8 è ricorrente e, inoltre, gioco con le date, in quanto numeri, oltre che con le parole.

Veniamo quindi a “Il volto delle streghe”, il tuo nuovo libro. Di che si tratta?

Questo libro è molto diverso dal primo, anche se qualcuno mi ha chiesto quanto ci sia di autobiografico in questo lavoro. Si tratta di un romanzo ma, inevitabilmente, io, le mie emozioni, le mie scelte di vita e il mio trascorso lo riempiono e proprio questo mi ha permesso di costruire lo “scenario” in cui si muove Rosolino, il protagonista. La mia, alla fine, è una scrittura schematica e la connessione con la realtà e le mie esperienze personali mi permettono di rendere più credibile una storia che, ripeto, è tutta romanzata e di fantasia. Ma il modo con cui racconto Rosolino spesso è autobiografico tanto che la scrittura dell’epilogo mi ha fortemente emozionato perché, lungo il percorso narrativo Rosolino è spesso anche Renzo.

La prefazione del libro è stata scritta da Giulio Cusumano mentre la post-fazione da Luigi Carollo. Come mai questa scelta?

Non è stata una scelta casuale, ovviamente. Nel caso di Luigi la scelta è stata dettata dalla necessità di avere non solo un finale della storia ma una conclusione terza che aiutasse il lettore a meglio comprendere il vero finale del libro. Nel caso di Giulio, invece, oltre all’amicizia che ci lega, la scelta è nata dalla necessità di legare il romanzo, che vede Rosolino come protagonista circondato da otto donne, sette umane e una animale, alla città che cambia e che nel corso degli anni ha vissuto traumi indelebili, a partire dalla strage di viale Lazio, alla morte di Peppino Impastato sino all’uccisione del sindaco Insalaco che corrisponde all’epilogo della storia. Le parole di Giulio mi hanno permesso di connettere ancora in maniera più forte il mio romanzo a Palermo.

Non dovrei chiedertelo, per non spoilerare il finale, ma nell’epilogo della tua storia, la narrazione diviene tragedia…

Sì, l’epilogo, che si basa su similitudini reali, ricollega fortemente Rosolino agli eventi di questa città, soprattutto nel giorno del funerale del sindaco Insalaco. Non conoscevo bene la storia di questo sindaco e proprio durante il lavoro di ricerca, che ha anticipato e preparato la scrittura del libro, ho scoperto molte cose su di lui. Fu quel sindaco che, nei suoi 100 giorni di mandato, emise un’ordinanza che vietò l’uccisione dei cani randagi che venivano portati nel canile municipale, cancellando il periodo precedente che permetteva la soppressione per eutanasia ma anche, in passato, la morte degli animali all’interno di camere a gas. Insalaco anticipò di ben otto anni la legislazione nazionale. Non è un caso che l’ottava strega, quindi, sia un cane.

Qual è il ruolo delle otto streghe che accompagnano Rosolino?

Sono loro che, nel bene e nel male, cambiano la vita del protagonista. Alcune sono malvagie, altre addirittura depravate ma, soprattutto, mi hanno permesso di trasformare Rosolino in un non-protagonista perché, capitolo dopo capitolo, diventano loro le vere protagoniste della storia. Anche il festival di Sanremo ha un ruolo importante nella mia storia, perché ha rappresentato un appuntamento fisso anche in una famiglia in cui le relazioni erano inesistenti. Li metteva attorno alla stessa tavola, davanti alla televisione e, a suo modo, creava una relazione familiare che non c’era normalmente. Lui, Rosolino, unico nato di un parto gemellare che si è trasformato in un singolo individuo nel momento della nascita, “fetus in fetu” viene chiamato tecnicamente, riesce, nonostante le violenze subite in giovane età e le grandi incomprensioni familiari, a sviluppare un rapporto con la madre proprio grazie al festival di Sanremo e grazie al calcio, lui è tifoso della Juventus, con il padre.

Cosa dobbiamo aspettarci da Renzo Conti autore? Stai lavorando ad un nuovo libro?

Dopo il primo libro avevo la nausea e così è stato alla fine de “Il volto delle streghe”. Ma c’è ancora una storia che non è stata raccontata e le questioni aperte, parti fondamentali del mio libro, sono oggi sulla mia scrivania e mi danno la necessità di continuare il racconto.

Nell’attesa del suo nuovo lavoro non ci resta che scoprire chi è Rosolino che, in fin dei conti, non assomiglia solo a Renzo ma, inevitabilmente, assomiglia a questa città, con le sue luci, le sue ombre e le sue storie.

Roberto Greco per Referencepost.it