Comunicato stampa
“Era il 19 ottobre del 1944. […]due camion con dei militari a bordo, avanzarono dritti verso i manifestanti e aprirono il fuoco. […] I morti furono 24, i feriti più di 160”
Lunedì 21 ottobre, ore 9,30, commemorazione della prima strage di Stato post bellica a Palazzo Comitini. Manifestazione patrocinata alla Città Metropolitana di Palermo.

  • Ore 9,30: Il Sindaco Metropolitano, Leoluca Orlando, deporrà una corona di alloro ai piedi della lapide che ricorda la strage, alla presenza di autorità militari, civili e una rappresentanza della CRI.
  • Ore 10,00, sala “Martorana”, Sara Favarò ricorderà la strage alla quale ha dedicato ampio spazio nel suo romanzo, “Che Dio Stramaledica gli Alleati”, ricostruendo i fatti e i nomi dei responsabili.
  • Oltre al Sindaco della Città Metropolitana di Palermo, interverranno Gaetano Balistreri, ferito all’età di 10 durante la strage, l’Avv. Lino Buscemi , illustri relatori del “Centro Studi e Iniziative Culturali Pio La Torre” e dell’ “Istituto Gramsci di Palermo”, il Sindaco di Vicari, Antonio Miceli, paese che, al tempo dei fatti, ha ospitato il protagonista del romanzo.
  • Aderiranno rappresentanze scolastiche del Liceo delle Scienze Umane e Linguistiche “Danilo Dolce” di Palermo e dell’Istituto Comprensivo “Alfonso Giordano” di Vicari.

Questo è ciò che accadde il 19 ottobre 1944 a Palermo, in una breve sintesi del romanzo di Sara Favarò “Che Dio Stramaledica gli Alleati”, ed. A&B:
“Era il 19 ottobre del 1944. […] i prezzi aumentavano e la fame pure. […]i palermitani erano scesi in piazza […] Non era una protesta violenta. […] prima avanzavano i bambini, poi le donne e in ultimo gli uomini al grido di “pane e lavoro”. Quanti bambini! […]il corteo si avvicinava alla Prefettura […] dove aveva anche sede l’Alto Commissariato per la Sicilia […] Improvvisamente apparvero due camion con dei militari a bordo, armati di tutto punto. Avanzarono dritti verso i manifestanti e, dopo averli raggiunti, aprirono il fuoco con armi automatiche. Spararono ad altezza d’uomo, senza pietà, mentre l’asfalto si tingeva di rosso. Lanciarono anche una bomba a mano che scoppiò dentro un negozio con un fragore assordante: due donne rimasero dilaniate. All’istante fu il caos. La gente tentò la fuga, urlando sconvolta e spaventata. Sentii gli spari e le pallottole fischiare sopra la testa. Ci fu chi crollò per terra colpito e chi cadde, nella foga di scappare, rimanendo calpestato dalla folla impazzita dalla paura.[…] Il carosello dei camion in mezzo alla gente durò un tempo che ci sembrò lunghissimo. […]Decine e decine di corpi giacevano per terra, senza dare segni di vita, tra loro c’erano pure dei bambini. Le persone barcollavano cosparse di sangue, senza sapere dove dirigersi. La gente che era scappata adesso tornava indietro per cercare amici o parenti che nel trambusto aveva perso di vista. Si sentiva il richiamo disperato di nomi. Qualcuno rispondeva, molti altri no!Grida strazianti di chi aveva ritrovato il cadavere della persona che cercava, laceravano l’aria e il cuore.Ad un tratto le urla furono coperte dal rumore di due camion e dal suono stridulo della sirena di alcune autoambulanze. I feriti furono caricati in quest’ultime. Vidi quei poveri morti sui camion, erano quasi tutti bambini e ragazzi. Nei loro occhi sbarrati conservavano l’ultimo sguardo della vita, tra i lampi del fuoco e delle bombe. Sentii le mie gambe paralizzarsi davanti a tanto orrore. […] I morti furono ventiquattro, i feriti più di centosettanta.”

“[…]Nei libri non ho mai letto la storia così come io l’ho vissuta. Non ho mai letto di quel giovedì 19 ottobre 1944, delle duecento vittime tra morti e feriti.” Dice Umberto, protagonista del romanzo, a Sara Favarò quando lei va trovarlo in Australia.
“Nel gennaio del 2013 andai a far visita a Umberto a Melbourne in Australia. – dichiara la scrittrice – Fummo ospiti della Radio Nazionale Italiana del Victoria e partecipammo ad alcuni convivi letterari. ‘Ritornerò in Australia quando uscirà il romanzo’, gli avevo detto, ma non ho mantenuto la promessa: dal 20 luglio 2018 Umberto è nello spazio senza tempo che accoglie corpi e pensieri. Spero che questo romanzo possa essere eredità di gesti e di ricordi, esperienza che si fa storia per chi vuole sentire. Che si fa vita andando al di là della morte. Vissuto che è vita, fin quando ci sarà chi farà ricordo della memoria.”