Golunov sarebbe stato preso di mira dalle forze di sicurezza russe per le sue inchieste sulla corruzione nell’amministrazione comunale di Mosca

Giovedì scorso le forze di sicurezza russe hanno arrestato a Mosca Ivan Golunov, giornalista investigativo molto rispettato del giornale online Meduza, uno dei pochi media indipendenti e critici verso il regime del presidente Vladimir Putin. Golunov è stato arrestato per possesso illegale di grandi quantità di droga, accusa però che è sembrata fin da subito stare poco in piedi. Secondo molti suoi colleghi, infatti, Golunov sarebbe stato preso di mira dalle forze di sicurezza russe per le sue inchieste sulla corruzione nell’amministrazione comunale di Mosca. Dopo il suo arresto, comunque, in Russia sono successe diverse cose inaspettate, quasi senza precedenti. Anzitutto sono iniziate diverse proteste per chiedere la liberazione di Golunov, che si sono rapidamente estese al di là della ristretta cerchia di dissidenti e giornalisti critici verso il regime. Decine di persone si sono riunite fuori dalla principale stazione di polizia nel centro di Mosca ed è stata convocata una marcia nella capitale per mercoledì 12 giugno, quando si celebra la Giornata della Russia, festa nazionale. Alle proteste si sono uniti anche diversi personaggi famosi – attori, registi, rapper, comici, scrittori e altri giornalisti – che hanno diffuso online un video per chiedere la liberazione di Golunov. L’iniziativa è stata appoggiata anche dall’attrice Chulpan Khamatova, che in passato aveva sostenuto Putin come candidato alla presidenza del paese: «Voglio vivere in un paese dove non c’è la paura; non voglio avere paura», ha detto Khamatova. Venerdì, il giorno dopo l’arresto, la polizia ha detto che nella casa di Golunov erano state trovate grandi quantità di droga: ha diffuso alcune foto che mostravano la droga, sostenendo che fossero state scattate nell’appartamento del giornalista a Mosca. Diversi altri giornalisti hanno però notato che solo una delle nove fotografie mostrate era stata scattata in casa di Golunov, e hanno sottolineato che i servizi segreti russi hanno da sempre l’abitudine di incriminare giornalisti e attivisti critici verso il regime con accuse relative al possesso e al traffico di droga. Le critiche sono diventate ancora più dure quando i medici che avevano assistito Golunov dopo l’arresto hanno parlato in tribunale di una possibile rottura di alcune costole e altre ferite compatibili con un pestaggio compiuto dalla polizia.

Le proteste, comunque, non sono state le uniche cose inaspettate successe dopo l’arresto di Golunov in Russia, paese dove la libertà di espressione è molto limitata e le critiche verso il regime di Putin sono rare. Sabato il giudice incaricato di decidere le misure cautelari per Golunov ha ordinato due mesi di arresti domiciliari, contrariamente a quanto aveva chiesto la procura, che aveva suggerito il carcere: come ha scritto il New York Times, è molto raro che un qualsiasi giudice russo vada contro a un’indicazione della procura, soprattutto in casi che riguardano il possesso o il traffico di grandi quantità di droga. Molti dubbi sono stati sollevati anche dai mezzi di comunicazione, che in Russia sono controllati quasi interamente dal regime. Domenica sera Dmitri Kiselyov, conduttore di Vesti Nedelu, principale notiziario settimanale della televisione di stato russa, ha detto che alcune decisioni della polizia erano state «goffe» e che forse la polizia aveva picchiato Golunov. Un giornalista di NTV, altro canale televisivo controllato dal regime, ha detto che se fosse stata confermata l’ipotesi della manipolazione di prove contro Golunov, i responsabili avrebbero dovuto essere puniti. Lunedì, per la prima volta nella loro storia, tre importanti giornali economici russi hanno pubblicato la stessa prima pagina, titolando: «Sono/siamo Ivan Golunov». I giornali – Vedemosti, Kommersant e RBC – hanno pubblicato anche un comunicato per dire che l’arresto di Golunov era legato alla sua attività di giornalista e in cui si chiedeva maggiore trasparenza nelle indagini della polizia.

Negli ultimi due giorni anche la posizione del regime è sembrata cambiare. Domenica Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, ha detto che non si poteva escludere la possibilità che la polizia avesse commesso degli errori nel caso Golunov. Lo stesso giorni gli analisti del ministero dell’Interno russo hanno detto di non avere trovato tracce di droga né sui palmi né sulle unghie di Golunov. Per il momento Golunov è ancora accusato di possesso di grandi quantità di droga: dovrà subire il processo e potrà essere condannato. Le cose che sono successe dopo il suo arresto, però, hanno pochi precedenti nella storia recente russa. È difficile dire se le proteste di questi ultimi giorni porteranno a qualcosa. Potrebbero sgonfiarsi rapidamente o essere l’inizio di un più ampio movimento a favore di maggiori controlli sull’operato delle forze di sicurezza e maggiore protezione per i giornalisti indipendenti e gli attivisti.

Fonte: Ilpost.it