Venerdì 3 maggio, presso l’Auditorium Rai di Palermo, è stato presentato il libro “Ti racconto l’amore. Dialogo tra un prete e una psicologa”, un interessante e approfondito saggio scritto dalla psicologa Giusi Mannelli e da don Giacomo Ribaudo.
L’autrice tratta il tema dell’amore attraverso svariati punti di vista quali quello ossessivo, oblativo fino a quello della psiche, dell’ecclesia, e della polis, intesa come l’agorà dell’amore, tutto ciò percorrendo strade apparentemente diverse tra loro quali l’amore fraterno, amicale, sacerdotale o divino.

Tutto il testo è caratterizzato da una costante ricerca di parallelismi e divergenze fra la prospettiva psicologica e quella cristiana.
Relatori dell’incontro il dr. Francesco Bertolino, relatore Presidente Commissione Cultura del Comune di Palermo, prof.ssa Margherita Spagnuolo Lobb, psicologa e psicoterapeuta, Don Paul Fenech, Missionario della misericordia e dott. Fabio Mauthe Degerfeld, dirigente scolastico. Ha moderato il dott. Marco Guccione, psicoterapeuta Gestalt.
Il dott. Francesco Bertolino, citando un proverbio keniota, e prendendo spunto dal capitolo IX del libro, ha approfondito i temi dell’infedeltà, dell’amore inteso come un dialogo e del rapporto di fiducia tra uomo e Dio.

Da quanto esposto emerge la necessità di interpretare l’essere sposi mediante l’ideale di fondare una comunità, proprio oggi che la moderna società ci impone la preponderanza dell’io e del proprio ego.
Bisogna quindi interpretare l’amore mettendo in simbiosi caratteri e forme diverse, simulando un “giardino planetario la cui chiave di lettura è proprio l’incontro”. “Dopo la lettura di questo libro, facciamoci carico noi stessi di essere testimoni d’amore” ha concluso Bertolino.

“Un uomo è fatto per amare”, ha detto la dott.ssa Margherita Spagnuolo Lobb, ricordando come il percorso naturale di ogni persona sia proprio legato all’amare, dall’infanzia all’amore di coppia, un amore che ci conduce, infine, verso una “terza dimensione”, ossia la procreazione.
“Abbiamo bisogno di essere sensibili verso l’altro e quando ci si innamora, vi è un momento di grazia, di magia, di lettura in profondo dell’altro”.
L’intervento di don Fenech ha avuto come focus la bellezza che, come scrisse Dostoevskij, “salverà il mondo”; quindi possiamo concludere che l’amore vero, distinto da quello “fake”, è la vera forma di salvezza: “è l’amore che fa l’uomo bello, buono e amabile”, ha concluso il sacerdote.
Giusi Mannelli, a seguire, ha raccontato alcune fasi legate alla composizione del libro e a come ogni intervista, realizzata in un’ora a settimana, fosse un incontro – scontro.

Poi l’autrice ha continuato a narrare l’iter della produzione del testo e soprattutto le emozioni che esso ha generato durante tutta la creazione, soffermandosi proprio sulle differenti interpretazioni dell’amore.
Amore costellato spesso da ostacoli ed errori ma non vi è errore più grave, ha ricordato la Mannelli, “che quello che non ci rende migliori”.
Bisogna leggere i problemi come opportunità, quindi, ogni crisi deve essere funzionale all’attivazione di un processo di cambiamento necessario per l’evoluzione; in quest’ottica, la relazione di coppia aiuta a guarire e il dolore diventa forza. Così i feriti diventano a sua volta guaritori, imparando che in amore non vi sono ricette ma soltanto ingredienti.
A seguire l’intervento del dirigente scolastico Fabio Mauthe Degerfeld che, citando Ippocrate e i peripatetici ha ricordato come oggi stiamo somatizzando le ferite del nostro tempo. L’educatore fa parte di un delicato e complesso sistema i cui protagonisti, secondo la più classica distinzione, appartengono ai quattro temperamenti base: il tipo melanconico, triste e riflessivo; collerico, passionale e vitale; il sanguigno, sicuro ed espressivo; il flemmatico, riflessivo e tranquillo.
“Noi a scuola abbiamo a che fare con queste tipologie di persone ma siamo noi stessi persone e appartenenti a queste forme umane” ha detto il dott. Mauthe Degerfeld. Quindi il ruolo degli educatori in generale, ha continuato, è quello di creare una scuola che possa attrarre ed affascinare i bambini e i ragazzi, superando gli schemi tradizionali, andando oltre il classico assetto ordinato e trasmissivo, ossia creando una scuola, potremmo dire, “divertente”, cioè affascinante ed invitante.
Il problema è quello di affrontare con amore questi giovani che oggi appaiono particolarmente vulnerabili, giovani esposti in media 53 ore a settimana a un inaudito bombardamento mediatico degli schermi televisivi e dello smartphone e dei social. Una delle missioni della scuola è quindi proprio quello di mitigare e mediare questo flusso incontrastato e perpetuo ma, purtroppo, la scuola da sola non ce la fa senza l’ausilio soprattutto dei genitori e delle famiglie. Nei giorni in cui si spendono molte parole sul ritorno dell’educazione civica nelle scuole, dovremmo preoccuparci di contrastare un “bombardamento di disvalori”. La scuola deve quindi essere al passo con i tempi e deve essere innovativa, ma innovare significa imparare ad imparare e fare in modo che ogni alunno possa essere co-costruttore del proprio sapere attraverso compiti di realtà e scelte da attuare. La vera sfida, per la scuola di oggi, è proprio quella di divenire essa stessa “influencer”, ha continuato il dirigente scolastico.
“La vera innovazione è aspirare ad una didattica collaborativa e costruttiva, in cui il rapporto dei saperi diventino competenze”, percorso didattico che sta nel cuore della filosofia del progetto Mirafeld, che il prof. Fabio Mauthe Degerfeld insegna da venti anni.
A coronamento di tale idea è stato ideato un concorso che, seguendo la logica appena descritta, viene sviluppato interamente mediante l’uso di carta e penna. Il concorso si chiama “Petali” e coinvolge i pensieri e le emozioni dei più piccoli, proprio scritte a penna, che potrebbe diventare anche un progetto editoriale, da estendere anche ad eventuali disegni o scatti fotografici, destinato agli adolescenti ma anche potenzialmente valido, con la categoria “Germogli”, ai più piccolini.
Tutto ciò per abituarci a capire ed esprimere meglio l’amore, espressione di quanto accade in famiglia, a scuola e nella società.
“La scuola oggi si confronta e lotta con quella parte di gioventù, non che non abbia capacità di amare, ma che spesso non ha i mezzi per esprimere in maniera compiuta questa sentimenti”. Poi il dirigente, a conclusione, legge un brano del 1956, estratto da “L’arte di amare” di Erich Fromm: “L’amore incondizionato corrisponde ad uno dei più profondi aneliti, non solo del bambino ma anche di ogni essere umano. D’altro canto essere amato grazie ai propri meriti, lascia sempre dei dubbi”.
Durante l’incontro è stato proiettato il cortometraggio: “Segui l’amore…”, tratto dalle conclusioni di Giusi Mannelli dal libro: TI RACCONTO L’AMORE. Dialogo fra un prete e una psicologa – Lavoro interdisciplinare dei ragazzi della IV GP dell’I.I.S.S. “Pio La Torre” (PA) svolto con i docenti: Buccheri G.M., Campisi L. Campo L., Di Salvo S., Galatioto S., Mannelli G., Marino F., Messina G.F., Triolo F. Riprese e montaggio: Messina G.F.
A seguire la proiezione dello Spot sociale sulla “Solitudine Emozionale” realizzato dai ragazzi della III GP e IV GP dell’I.I.S.S. “Pio La Torre” (PA) e i docenti: Bianco G.M., Campisi L., Campo L., Mannelli G. Lavoro interdisciplinare in italiano, inglese e francese.
Nel corso della conferenza hanno allietato il pubblico gli intermezzi musicali eseguiti da Giovanna Ferrara, al violino e da Desiré Giaccone, al pianoforte.

Carlo Guidotti per Referencepost