Per Mori e per i suoi difensori un dato incontrovertibile dimostra che le mancate proroghe dei 41 bis, operate da Conso nel novembre 1993, non furono dovute ad alcuna “trattativa”

E’ passato poco più di un anno dalla storica sentenza di primo grado che ha portato alla condanna, con l’accusa di attentato a corpo politico dello Stato, per gli ufficiali del Ros Antonio Subranni e Mario Mori, condannati a 12 anni, l’ex uomo del Raggruppamento operativo speciale Giuseppe De Donno condananto a 8 anni, e per l’ex senatore Marcello Dell’Utri, condannato a 12 anni in primo grado e che già sta scontando la pena in via definitiva a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa e dei boss mafiosi Leoluca Bagarella e Antonino Cinà, rispettivamente a 28 e 12 anni. Domani mattina si aprirà il processo d’appello sulla trattativa Stato-mafia. La Corte d’Assise d’appello, presieduta dal dottor Angelo Pellino con a latere il dottor Vittorio Anania, con il supporto di sei giudici popolari, dovrà valutare le richieste delle parti che hanno presentato appello, tra cui quella della difesa Dell’Utri che ha chiesto di riaprire il dibattimento per sentire l’ex Premier Silvio Berlusconi.

Secondo quanto anticipa l’Adnkronos la difesa del generale Mori punta sugli aspetti “più controversi“, del processo. Si inizia dalla mancata proroga dei 41 bis, cioè il carcere duro, per un gruppo di detenuti accusati di mafia. Per Mori e per i suoi difensori un dato incontrovertibile dimostra che le mancate proroghe dei 41 bis, operate da Conso nel novembre 1993, non furono dovute ad alcuna “trattativa”.
L’accusa sarà rappresentata dai sostituti procuratore generali Giuseppe Fici e Sergio Barbiera, già impegnati nel processo-stralcio, che si svolge con il abbreviato, contro l’ex ministro Calogero Mannino (assolto in primo grado per “non aver commesso il fatto”). Quest’ultimo procedimento vedrà la conclusione della requisitoria con la richiesta di pena il prossimo 6 maggio. Domani, davanti alla corte ci saranno Mori, De Donno, Cinà, Bagarella, Dell’Utri, Subranni e Ciancimino. Riina nel frattempo è deceduto, ma il suo legale ha comunque presentato ricorso chiedendo l’assoluzione nel merito.

(Ro.G.)