COMUNICATO STAMPA

Sarà inaugurata sabato 7 luglio alle ore 18:00 presso   Casa Cava via San Pietro Barisano 47 Matera, la mostra d’arte contemporanea “INSPIRE”. Alla mostra partecipano 31 artisti provenienti dall’Italia e dall’estero. La mostra è organizzata dall’associazione Culturale RicercArte di Palermo con il patrocinio del Comune di Matera, Regione Basilicata, APT Basilicata, Matera 2019 Open Future.  Testo in catalogo a cura del critico e storico dell’arte Marilena Calcara.

Il progetto è finalizzato a fare ricerca della creatività e promozione dell’arte contemporanea   attraverso artisti, creativi, ispirati e contaminati da tematiche varie. Si vuole stimolare, attraverso il linguaggio universale dell’arte, la riflessione su quello che affligge l’uomo contemporaneo attraverso il proprio sentire. Si intende così creare una interconnessione tra il mondo dell’arte e quello della comunicazione, con una particolare aderenza al tema della sensibilizzazione.

Gli Artisti

Luisella Abbondi, Antonella Affronti, Rossella Andriani, Luciana Anelli,  Marion Bancher, Arturo Barbante, Paolo Buffa, Lin Burian, Steve Boss, Massimo Carriero, Bartolomeo Conciauro, Alessandro D’Andria, Francesco De Cristofaro,  Raffaele Dragani, Naire Feo, Dimitri Gazziero , Letteria Giuffrè, Andrea Granchi, Piera Ingargiola, Nicola Lisanti, Anna Maria Lo Bello, Maria Pia Michieletto Antonella Musella, Giorgio Pica, Roberto Picchi, Camilla Pisani, Maria Laura Riccobono ,Veronika Riedl- Schlauss, Paola Sacchi, Nando Segreti, Lisa Sorba.

“INSPIRE”, Mostra d’arte contemporanea

Casa Cava, Via San Pietro Barisano 47, Matera

7/16 luglio 2018

Testo: Marilena Calcara

Inaugurazione sabato 7 luglio, Ore 18,00

La mostra sarà visitabile tutti i giorni  tranne mercoledì – Orario 10-13   15-18

 

Teresa Di Fresco

 

INSPIRE

Di Marilena Calcara

Il respiro scandisce il ritmo della vita, “respirare sulla” vita è quello che fa l’arte ed è questa la sfumatura che gli antichi romani davano al termine “inspiràre”, INSPIRE appunto. Il tema alla base della seguente mostra si rivela quindi come il perno più magico a fondamento del processo di creazione artistica, ovvero il modo in cui l’artista, respirando sulla vita e su sé stesso, produce l’opera d’arte. Il perché ed il modo in cui l’artista inizia la sua parabola creativa, tema attualissimo del dibattito sull’arte contemporanea, è l’aspetto più affascinante e travolgente che caratterizza l’opera d’arte. Ciò accade perché al ‘respiro’ sulle cose, l’arte contemporanea aggiunge la libertà espressiva delle forme e dei mezzi artistici, una libertà che complica tutto, comporta scelte e produce molteplici risultati. Questo raccontano i vasi-supporto su cui gioca l’artista Andrea Granchi o le foto di Francesco De Cristofaro dove la tela, supporto tradizionale dell’opera d’arte, ne diventa invece oggetto. Rimasta bianca e vuota, in netto contrasto con l’immagine del paesaggio impresso attraverso una fotografia, rappresenta il capovolgimento dei punti di vista dell’era moderna nell’arte contemporanea.

In questo respirare sulle cose l’arte si riconosce come uno specchio dell’anima, della società, dei desideri e delle paure che accompagnano l’uomo come essere sociale e come essere universale. Marion Bancher usa proprio il rispecchiarsi di un’opera tridimensionale in una bidimensionale per accompagnare e catturare il fruitore all’interno dell’opera attraverso un climax che parte dal fruitore stesso, mostrando che l’arte e l’ispirazione nascono dal dialogo con il mondo. Sul rapporto dell’arte con la realtà lavora anche l’artista Luciana Anelli, spostando l’accento sull’importanza della tradizione nella creazione artistica. Presentandone i due estremi, l’utilizzo usurato dell’immagine Gioconda o il rifiuto della storia in tutte le sue forme nell’avanguardia futurista esprime come, in entrambi i casi, non si possa rinunciare alla propria storia e alla propria memoria. Il trattamento della tradizione diventa celato e misterioso nell’Ophelia di Lisa Sorba, dove la morte della famosa eroina, assente anche nella scena teatrale di riferimento, viene mostrata proprio dalla sua assenza nel quadro.

Nella tradizione della creazione artistica femminile esiste una delicata espressione dell’intimità della donna che trova ispirazione nelle cose mostrate in modo nascosto, coperto, aperto e ricucito, celato dalla sofferenza o dal desiderio. Emerge in un ritratto nascosto dalla decorazione liberty di un ramo fiorito nell’opera di Piera Ingargiola o nella lacerazione di una sofferenza ricucita da un reale filo rosso dell’opera di Antonella Musella, momento drammatico ma allo stesso tempo vitale. La stessa drammaticità rossa esplode nell’opera di Antonella Affronti in una passione erotica che sembra scorrere sulla liquida lava di un vulcano. Ancora una volta in un antro, ancora una volta in un’intima realtà inaccessibile. Inaccessibile come le parole cucite tra le pagine di un libro, protette e celate da una rete impenetrabile, nell’opera di Letteria Giuffrè.

La donna che vede sé stessa si veste di panneggi, si copre e si scopre. L’uomo che vede la donna, la mostra nella sua potenza a metà tra ammirazione e paura, secondo uno schema alla Klimt che scompone l’essere più bello e incomprensibile del creato e che Alessandro D’Andria dipinge come bivalente, da una parte animale mostruoso e dall’altra essere umano sensuale e bello, che si dimena nella sua stessa trasformazione. La donna che si vede attraverso gli occhi dell’uomo si spoglia delle proprie emozioni ed incertezze per mostrarsi mascolina, sicura e padrona di sé. A sostenerla fa capolino la decoratività di uno sfondo liberty che sorregge la composizione di Anna Maria Lo Bello come un tappeto del gotico fiorito, assurgendo la figura a mitica dominatrice dei tempi moderni.

Anche la natura diventa elemento di partenza del respiro sulle cose e sulla vita. Nello stormo di uccelli di Lin Burian la natura comunica con sé stessa, calata nella modernità ma allo stesso totalmente alienata da essa. Se per Luisella Abbondi il creato diventa il pretesto per viaggiare negli spazi sconfinati dell’animo femminile, attraverso un lavoro sull’acqua, elemento femminile per eccellenza, Maria Pia Michieletto crea invece un luogo altro, puro, pulito, dove l’assenza di qualunque elemento umano o animale dà vita ad un paesaggio sospeso nel tempo. La stessa sospensione e magia si ritrova nell’opera di Naire Feo, nel suo gioco delle proporzioni che attira e concentra l’attenzione sull’albero, quasi simbolo totemico e sacro a cui si accede attraverso l’opera d’arte: realtà altra e sacra che può essere avvicinata solo da chi varca una doppia finestra, cornice nella cornice, che accompagna il fruitore, lo cattura ancora una volta e lo porta nel regno dell’ispirazione artistica. Giorgio Pica usa il paesaggio come luogo del sogno attraverso un’alba impressionista.  Oppure ancora in questo paesaggio, luogo e specchio dei moti e dei desideri dell’anima, si può riconoscere il riflesso di una “foresta oscura” dantesca nell’opera di Maria Laura Riccobono o l’antro magico di una fiaba come nell’opera di Francesco De Cristofaro, o ancora attraverso il monotipo di Paola Sacchi, un espressionismo quasi universale dettato dalla particolarità della tecnica. L’essenzialità dell’artista Bartolomeo Conciauro riesce a stravolgere l’apparente calma e tranquillità di un mare en grisaille, prodotto di un ricordo sbiadito, con la materialità e la prorompenza vivace degli agrumi in primo piano. La sottigliezza e la trasparenza dei colori, un tempo campo indiscusso della pittura a olio, diventa adesso terreno fertile per chi come Paolo Buffa sa usare l’arte digitale per creare atmosfere magiche.

La natura può lasciare spazio al dialogo con la cultura. Il blu intenso di Rossella Andriani acquista identità grazie ad un elemento architettonico e la scultura di Massimo Carriero che rappresenta una spiga, simbolo di fertilità, è composta dagli uomini, che attraverso la loro evoluzione ne hanno permesso la formazione. La cultura che dimentica la natura, porta comunque alla vincita della seconda, così la scultura in resina di Roberto Picchi esprime la vittoria dell’elemento naturale su quello artigianale, rotto e frantumato dalla potenza della vita o dal passare del tempo.

L’atto di creazione artistica porta anche allo sdoppiamento di sé stessi, attraverso la visualizzazione dei segreti più nascosti dell’animo umano come nella figura del doppio di Nando Segreti o nella visione multi identitaria di Nicola Lisanti. Ma l’arte è anche visualizzazione dei desideri e delle paure della società in cui l’artista vive, come quella della perdita di sé stessi attraverso l’ipnosi dei mezzi di comunicazione che Steve Boss rappresenta nella chiocciola, versione moderna e materica dell’optical art. La stessa paura della scomparsa dell’identità è propria del “non luogo” di una strada piena di volti senza nome di cui Arturo Barbante aumenta l’intensità drammatica, graffiandone le forme. Infine questo ventaglio di paure incontrollabili e di deliri della mente umana trova posto nell’astrazione minimalista della video art di Camilla Pisani.

L’ispirazione che viene dalla memoria emerge con violenza espressiva nei segni drammatici di Veronica Riedl-Schlauss.

In tutte queste ispirazioni c’è anche un’aspirazione verso l’alto, verso l’eterno, verso il divino amore. Così il trittico moderno di Raffaele Dragani si presta a identificare l’arte come portatrice di messaggi divini altrimenti intraducibili se non con il potere dell’immagine. Dimitri Gazziero attraverso una costruzione terminante in un triangolo, mostra il bisogno dell’uomo di proiettare la sua mente razionale, espressa qui dall’uso delle lettere, verso qualcosa di superiore, come l’amore eterno.

L’arte e l’amore sono indissolubilmente legati. Lo storico dell’arte Bernard Berenson diceva “credo che un vero amore per l’arte sia un dono, quanto il crearla; e può anche essere che entrambi scaturiscano dalla stessa sorgente mentale”. Questo amore è negli ultimi tempi reso complicato dalla mancanza di ascolto o dalla difficoltà di comunicazione che spesso gravitano all’interno dell’arte. Che Inspire sia l’inizio e l’occasione per riprovarci ancora e ancora una volta.