Giuseppe Russo Carlo Guidotti ReferencePOST

Il 20 agosto 1977, a Ficuzza, veniva ucciso il carabiniere Giuseppe Russo; l’omicidio, si scoprirà successivamente in seguito alle indagini, ebbe fra i mandanti i capi storici della mafia corleonese.

Tante le indagini e gli incarichi del tenente colonnello Russo, ex partigiano della Seconda Guerra Mondiale, capo del nucleo investigativo di Palermo e uomo di fiducia di Carlo Alberto Dalla Chiesa.

Era il periodo della progettazione della strada Palermo Sciacca e della ricostruzione dopo il terremoto del Belice e l’assassinio di Russo, nel quale perse la vita anche un suo amico, il professore Filippo Costa, ha origine nell’interesse del militare dell’Arma nei confronti delle indagini relative all’intervento della mafia nella gestione degli appalti pubblici e dei subappalti, soprattutto della diga Garcia, la cui realizzazione avrebbe portato nell’isola svariati miliardi di lire provenienti dallo Stato ed assolutamente appetibili dalla malavita organizzata.

Ma negli ultimi anni Giuseppe Russo seguiva da molto vicino gli ambienti della cupola corleonese indagando su numerosi sequestri fra i quali quello di Luigi Corleo avvenuto nel 1975. Corleo era il suocero di Nino Salvo che con il cugino Ignazio assunsero il ruolo di esattori.

Questo intricato mosaico di eventi e questa fitta rete di conoscenze e di informatori portò i vertici di cosa nostra a vedere in Russo un nemico da combattere e quindi da eliminare decidendone la morte durante un summit del 1975, secondo le dichiarazioni rese dal boss di Riesi Giuseppe Di Cristina che, in quella sede, si oppose all’efferato delitto nei confronti del militare.

L’omicidio deciso e portato comunque a compimento dall’emergente clan dei corleonesi fu quindi finalizzato, oltre che all’eliminazione di uno scomodo personaggio, anche a marcare la potenza e la superiorità dei corleonesi nei confronti della cupola mafiosa storica.

Vittima di questa guerra di supremazia fra clan fu lo stesso Di Cristina, freddato a Palermo il 5 maggio del 1978 nei pressi di una fermata d’autobus di via Leonardo da Vinci; la scelta del luogo dell’attentato non fu casuale, in quanto esso avvenne nei pressi del quartiere Passo di Rigano per far cadere la responsabilità al clan degli Inzerillo.

Una descrizione dell’omicidio Russo è contenuto in uno storico articolo apparso sul Giornale di Sicilia con la firma di Mario Francese, giornalista anch’egli ucciso dalla mafia; al cronista palermitano si deve l’intuizione della pericolosità del nuovo clan emergente.

Erano gli anni di quella che è passata alla storia come la seconda guerra di mafia, che vedeva l’affermazione di Riina e di Provenzano; in questo tragico processo involutivo uno dei protagonisti fu proprio il colonnello dei carabinieri Giuseppe Russo che ha dato eroicamente la vita quaranta anni fa, la cui memoria deve essere mantenuta viva ed attuale nel rispetto della nostra storia ed a beneficio delle nuove generazioni.

 

Carlo Guidotti per RefeerencePOST